C’è una linea chiamata “Winter Line”. È una linea che racconta centinaia di storie e migliaia di volti. È una linea del passato, prossimo, non remoto. Un confine sottilissimo tra ieri e oggi, un amarcord doloroso, e per niente nostalgico, che bussa insistentemente alle porte della coscienza.
All’improvviso un suono. Forte. Terribile. Paralizzante. È la sirena antiaerea. Comincia il racconto, la storia. In Italia, per la precisione a Venafro, in provincia di Isernia, è stata allestita una mostra, permanente e senza precedenti, sulla seconda guerra mondiale. È intitolata “Winter Line”, per l’appunto. Sono migliaia i visitatori che visitano, ogni anno, i ritrovamenti storici frutto della passione e dell’abnegazione di tre giovani professionisti: Luciano Bucci, Renato Dolcigno e Donato Pasquale. Si arriva nello storico Palazzo De Utris, nel centro della cittadina, e comincia un vero e proprio viaggio. “Tutto quello che la mostra espone – spiega Luciano Bucci – è il risultato di due decenni di ricerche sul posto. I primi ritrovamenti li abbiamo fatti a circa 12 anni, sulle montagne”. Gli occhi non fanno in tempo a soffermarsi su un oggetto che, immediatamente, rimangono colpiti da un’altra scena perfettamente ricreata con oggetti e indumenti che il territorio ha restituito: scarpe, vestiti, divise, medicine, occhiali, effetti personali. Per non parlare delle lettere, strazianti. Si legge di un figlio appena ventenne che augura buon Natale alla propria famiglia; una fidanzata che, dietro al bancone del negozio si china per scrivere, velocemente, una lettera al proprio fidanzato americano. Quante speranze, quanti sentimenti. “Questa mostra si chiama Winter Line – spiega Bucci – proprio perché interessa il periodo delle battaglie tra il novembre del ’43 e il marzo del ’44. Periodo in cui, dopo una serie di lunghi tentativi, le forze alleate riuscirono a sfondare lungo la Casilina piegando, così la resistenza tedesca”. Accanto a una vetrina, anche la signora Lina e le sue 87 primavere. “Sono cose – afferma Lina – che non potrò mai dimenticare. È troppo brutta la guerra. A 14 anni si è abbastanza grandi da poter ricordare tutto perfettamente, senza inganni. Era esattamente tutto così. Come vediamo qui”. Una mostra che è in continua crescita, arricchimento. “Chiunque avesse degli oggetti del secondo conflitto bellico – conclude Bucci – noi siamo a disposizione per accoglierli. La storia deve continuare a raccontare per salvare le coscienze. Questo è il passato che continuerà a vivere nel presente e nel nostro futuro”.
Stefano Venditti