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Variante Inglese più trasmissibile di oltre il 30%

In Italia siamo in piena terza ondata, dovuta in gran parte alla variante inglese. Una variante che, stando alle stime, avrebbe una trasmissibilità del 37% superiore alla variante “classica” del Sars-CoV-2, con oscillazioni statistiche che vanno dal 18% al 60%, una forbice molto ampia.

Stando all’ISS, tuttavia:

Questi valori sono in linea con quelli riportati in altri paesi, anche se leggermente più bassi, che induce a considerare l’opportunità di più stringenti misure di controllo che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione“.

La percentuale è il risultato di uno studio dell’ISS, del Ministero della Salute, della Fondazione Bruno Kessler, delle Regioni e delle Provincie Autonome. Che hanno ottenuto anche un altro risultato, ossia scoprire tracce non solo della variante inglese, ma anche di quella brasiliana nelle acque di scarico del Paese.

Soprattutto questo tipo di ricerca, ossia quello sulle varianti nelle acque reflue urbane, è tra i primi al mondo, uno studio che, tuttavia, ha confermato la circolazione di varianti in zone del Paese dove erano già state confermate da esami medici.

Il vero vantaggio di questo studio sta nel fatto che può essere utilizzato per mappare con molta più rapidità la presenza di varianti di un virus o di un virus in generale in una determinata zona studiandone le acque di scarico.

Domenico Attinanese

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