Nasce la Fiemme Wellness Community, la prima comunità alpina che investe su salute e benessere diffuso per lanciare un nuovo modello di turismo sostenibile
«Val di Fiemme è la filiera del wellness in straordinaria espansione e genera ogni anno 243,7 milioni di fatturato e 75,6 milioni di valore aggiunto». A sostenerlo è lo studio di The European House – Ambrosetti, realizzato per la presentazione della Fiemme Wellness Community, la prima comunità dedicata al benessere diffuso d’Italia e delle Alpi. La Val di Fiemme è nel Trentino e ha deciso di investire su salute e benessere per migliorare stili di vita ed abitudini dei residenti, senza dimenticare la qualità del lavoro nelle aziende e la qualità della vacanza dei turisti. Potremmo definirla una scelta di campo coraggiosa, visionaria, che vuole contribuire allo sviluppo del territorio.
Val di Fiemme in cifre
«Sono presenti 443 imprese – come si legge nello studio The European House – Ambrosetti – che operano prevalentemente nella filiera estesa del Wellness per un totale di 2.410 occupati (+8,4% rispetto al 2018). I dati evidenziano come nel corso degli ultimi 10 anni sia aumentato il peso specifico di questa filiera all’interno del tessuto economico produttivo del territorio. La filiera estesa del wellness sostiene il territorio generando un valore aggiunto diretto superiore a 75 milioni di euro, creando un formidabile moltiplicatore di ricchezza e opportunità anche per gli altri settori economici. Dal 2014 al 2022, l’effetto moltiplicatore della filiera sul resto dell’economia è di 2,9. In altre parole, per ogni euro di PIL generato direttamente dal Wellness si attivano 1,9 euro su altri settori. L’impatto si riversa in maniera altrettanto positiva sull’occupazione, in cui il moltiplicatore dei posti di lavoro del Wellness sul resto dell’economia è 2,6: per ogni posto di lavoro generato dal Wellness se ne attivano altri 1,6 in settori economici diversi. Il trend è confermato sui dati dell’occupazione della filiera Wellness che è aumentata del 6,4% all’anno, rispetto al 3,5% degli altri settori economici aggregati».
Francesco Fravolini