Un traguardo che sembrava lontanissimo, è arrivato. Può finalmente festeggiare il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Macerata, dopo che la Regione Marche ha scelto il reparto del nosocomio maceratese per l’attivazione dl Pdta, acronimo di Percorso diagnostico terapeutico assistenziale, rivolto alle donne affette da carcinoma dell’ovaio. Un riconoscimento importante, sottolineato dal primario Mauro Pelagalli, che ha ribadito i sacrifici e l’impegno investiti in questi anni. Il merito di questo percorso non si limita alla parte strettamente medico-chirurgica, bensì c’è un supporto a 360° della donna, tutelandola e assicurandole il benessere che merita e di cui ha bisogno.
Si tratta di una malattia complessa, della quale spesso viene fatta un’analisi tardiva. Appena però la diagnosi arriva, inizia un percorso mutualistico completamente gratuito, tant’è che tra i 7 e i 10 successivi alla diagnosi dell’ovarica sospetta, la paziente viene contattata per uno screening completo. Sin dal suo arrivo, la donna verrà affiancata da personale specializzato e al termine della valutazione ecografica e clinica, i cui risultati vengono dati alla fine della mattinata stessa, la pazienza saprà la natura della cisti, se benigna o maligna. Da quel momento, qualora fosse benigna viene stabilito il giorno per l’operazione, mentre in caso contrario la paziente incontrerà la psiconcologa, del riparto di oncologia diretto dal dottor Battelli.
Con questo primo incontro, attraverso un lavoro di stretta collaborazione tra ginecologia e oncologia, oltre ad esserci un supporto psicologico, verrà stabilito se la donna può essere operata di lì a pochi giorni, oppure se è necessario un ciclo di chemioterapia. Si tratta di una tipologia di intervento complesso, della durate dalle 4 alle 6 ore, che richiede il coinvolgimento di diversi professionisti e una strumentazione di livello. Un percorso delicato dove la paziente sarà seguita sotto tutti i punti di vista, da quello amministrativo passando per quello alimentare ed arrivando sino a quelli salutare e sessuale, anche nei successivi 5 anni. Per di più, c’è la possibilità di tenersi in contatto con il policlinico Gemelli, così da potersi confrontare con medici e esperti di tutta Italia.
Insomma, un grande passo in avanti grazie ad un approccio di equipe e ad uno sviluppo sempre maggiore dei farmici, attraverso cui è possibile ridurre la malattia a residuo zero.
Giulia Baldini