Come si suol dire, non tutti gli eroi indossano dei mantelli. E uno di quegli eroi si chiama Giorgio Perlasca, un italiano, di Como, che, seppur iscritto al partito fascista, decise di opporsi alle leggi razziali.
Inizialmente iscritto al Partito Nazionale Fascista, così come altri nomi storici del nostro Paese, Perlasca vi aderì solo fino all’emissione delle leggi razziali, quando decise di non essere d’accordo con dei provvedimenti così inumani. Tanto che nel 1940 riuscì a farsi dare una licenza permanente e andare via dall’Italia. Ma questo non gli impedì di salvare 5000 ebrei a Budapest.
Giorgio Perlasca, infatti, fu un italiano che salvò oltre 5000 ebrei ungheresi fingendosi un console spagnolo durante la seconda guerra mondiale. Una volta lasciata l’Italia era diventato un commerciante e, dopo l’8 settembre 1943, lui si trovò a Budapest proprio per affari.
Fortunatamente, avendo un attestato di partecipazioni alla guerra civile spagnola, fu in grado di farsi dare dall’ambasciata spagnola cittadinanza e passaporto così da essere in grado di sfuggire ai tedeschi una volta rifiutato di partecipare alla Repubblica Sociale Italiana. E fu da lì che iniziò la sua “missione” di salvataggio”.
Fingendosi un diplomatico spagnolo, Perlasca riuscì, tra il 1944 e il 1945, a nascondere tantissimi ebrei e rilasciare salvacondotti. Salvò, con precisione, 5218 ebrei dai campi di concentramento. Con delle false ritorsioni legali, oltretutto, riuscì anche ad evitare l’incendio del ghetto di Budapest, dove dimoravano oltre 60.000 ebrei.
La verità non è stata portata alla luce grazie a lui, che non disse a molte persone quello che fece, ma grazie ad alcuni superstiti salvati da lui che riescono a rintracciarlo nel 1987. Nel 1989 Israele gli riconobbe la medaglia di Giusto Tra le Nazioni e venne pianto un albero al museo di Yad Vashem a Gerusalemme, oltre ai numerosi riconoscimenti avuti anche dall’Ungheria, dalla Spagna, dagli Stati Uniti e dell’Italia.
Non tutti gli eroi indossano mantelli, e non tutti gli eroi sono conosciuti. Oggi ne avete conosciuto uno.
Domenico Attianese