Uno dei gravi problemi causati dal coronavirus è il rallentamento di ogni altra terapie o screening. Una grave tendenza, soprattutto per tumori come quello al seno, visto che, se individuato in fase iniziale, si può guarire. Secondo i dati statistici, infatti, a cinque anni da una diagnosi precoce, la sopravvivenza al tumore al seno è dell’87%. Il che fa dell’attività di screening un tassello fondamentale.
Una riduzione del rischio di incorrere in questo tipo di tumore, oltretutto, può già arrivare al 40% grazie ad una dieta ipocalorica povera di grassi, zuccheri, carni rosse e ricca di fibre e vegetali, il tutto accompagnato da esercizio fisico. Senza contare, ovviamente, che viviamo in un’epoca in cui le cure offerte migliorano sempre di più.
Chirurgia, radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia e terapie biologiche sono le diverse opzioni che si hanno per curare questo tipo di cancro e prevenirne il più possibile una recrudescenza. Il problema, tuttavia, è ancora la scarsa informazione che c’è intorno a questa malattia, come spiega Stefania Gori, direttore del Dipartimento oncologico Ircss Sacro Cuore Don Calabria:
“Occorre tuttavia perfezionare la conoscenza della malattia fra le donne, spesso imputata solo a eventi non modificabili, ovvero età, assetto genico, fattori riproduttivi quali l’inizio e il termine del ciclo mestruale e il numero di figli avuti. Mentre vi è scarsa consapevolezza sull’adozione, in ogni fase di malattia, di comportamenti sani, dieta a basso contenuto calorico e di tipo mediterraneo, attività fisica che possono abbassare anche il rischio di sviluppo di una recidiva. Misure che fanno la differenza sul tumore del seno, oggi sempre più curabile, con una sopravvivenza dell’87% a 5 anni e un costante calo della mortalità dello 0,8% ogni anno”.
Domenico Attianese