I rondoni sono un gruppo di uccelli tipici degli ambienti rocciosi di montagna.
Ne esistono numerose specie, ma in Italia ne nidifcano tre: il Rondone comune (Apus apus), il Rondone pallido (Apus pallidus) e il Rondone maggiore (Tachymarptis melba), tutte migratrici.
Nel tempo si sono adattati agli ecosistemi di città, riuscendo, pur con le dovute differenze, a mantenere le loro particolari caratteristiche. Ad esempio, la loro necessità di nidificare in fessure e cavità rocciose trova un’adeguata rispondenza nei vecchi edifici cittadini in pietra.
Un tempo venivano costruite le cosiddette “torri rondonaie”, edifici dotati di numerose fessure, proprio per ospitare queste particolari specie di uccelli.
Gli edifici moderni non sono adatti ad accogliere i rondoni, mentre quelli antichi, se vengono restaurati, si provvede anche a chiudere le fessure, per evitare l’ingresso dei piccioni, questa pratica, però, esclude anche i rondoni.
Per fortuna, in molte zone si sta prendendo coscienza dell’importanza di queste specie e si tenta di incrementarne la presenza, perché sono grandi predatori di insetti.
Tra i vari progetti, a favore di questi uccelli spicca quello della torre rondonaia della Cascina Caccesca di Borgolavezzaro (NO).
Il tutto è partito da un’idea di Andrea Rutigliano, un giovane antropologo della zona ed è stato realizzato con il cofinanziamento dell’associazione tedesca Stiftung Pro Artenvielfalt, che già gestisce l’area dei Pantani Cuba e Longarini in Sicilia.
Nella cascina di proprietà della famiglia Rutigliano è stata costruita una torre con 400 fori, per ospitare diversi uccelli.
In alcuni fori sono state installate cassette nido, per agevolare la nidificazione dei rondoni. Ma anche altre specie sono le benvenute: civette, passere d’Italia, storni e gheppi possono sfruttare i fori della torre per riprodursi.
Lo sviluppo delle torri rondonaie può quindi aiutare la biodiversità, diventando un grande condominio plurispecifico.
Per approfondire:
Daniele Capello