Passato sempre in secondo piano rispetto alle più famose Villa Adriana e Villa d’Este, il parco di Villa Gregoriana a Tivoli, incarna perfettamente il prototipo del giardino romantico, rispondendo a quella tanto ricercata “estetica del sublime” così amata dagli artisti romantici.
Sito in una valle scoscesa tra l’Aniene e l’antica acropoli romana di Tivoli, è stato recuperato dal Fondo Ambiente nel 2002 e successivamente riaperto al pubblico nel 2005.
Fu realizzato per volontà di Papa Gregorio XVI al fine di deviare il fiume in questione, che con le sue frequenti inondazioni, come testimoniò nei suoi scritti anche Plinio il giovane, allagava continuamente la città. Un’opera di ingegneria idraulica che costituisce quasi un unicum nella storia: ben dodici manufatti idraulici (tra canali, chiuse e acquedotti), che si snodano tra ameni sentieri rupestri, dirupi e vertiginose cascate.
Al termine dell’itinerario, che si conclude proprio con l’acropoli romana, sarà possibile, inoltre, visitare il tempio della Sibilla e di Vesta (I a.C), ancora perfettamente conservati.
L’intero luogo è, poi, dominato dal suggestivo panorama che si può ammirare dalla cosiddetta Valle dell’Inferno, il cui sentiero conduce direttamente alla “cascata grande” e alla “grotta di Nettuno” e “delle Sirene”, tipici esempi di paesaggio carsico travolto da una folta vegetazione ribelle.
Si tratta di immagini che ricorrono spesso nella mitologia, ma anche nell’iconografia paesaggistica su Tivoli fin dal XVIII secolo, e che oggi è possibile riscoprire lasciandosi sedurre dall’ormai perduto “fascino del sublime” di una natura rigogliosa e incontaminata.
Ambra Belloni