Con la locuzione portafoglio d’investimento, altresì detto portafoglio finanziario, si fa riferimento a tutte le attività finanziarie possedute da un’azienda, da un’istituzione o da un privato cittadino.
Come facilmente può immaginare anche chi è non è particolarmente addentro al mercato finanziario, un portafoglio d’investimento può essere composto da pochi o molti prodotti, se non addirittura da uno solo di essi, una scelta quest’ultima caratterizzata da un alto profilo di rischio.
Un portafoglio finanziario potrebbe essere per esempio composto da Titoli di Stato (Certificati di Credito del Tesoro, Buoni Poliennali ecc.), buoni postali, obbligazioni, azioni, fondi, fondi comuni di investimento ecc.
Un’opzione spesso presente nei portafogli finanziari è il PAC, acronimo di Piano di Accumulo Capitale, uno strumento di risparmio e investimento, come per esempio il piano di Accumulo Moneyfarm, che serve ad accantonare in modo graduale un determinato capitale tramite versamenti periodici e costanti.
Non c’è una regola standard che impone quali siano i prodotti da inserire in un portafoglio finanziario, anche se di norma viene sempre rispettato il noto “principio di diversificazione degli investimenti”; cerchiamo di capire perché.
Strutturazione del portafoglio finanziario: cosa significa diversificare?
Il termine diversificazione rende efficacemente l’idea in cosa consiste questa strategia, ovvero destinare parte dei propri risparmi in prodotti finanziari diversi fra loro. È infatti considerato rischioso investire il proprio patrimonio in un’unica asset class (per esempio azioni od obbligazioni) o addirittura in un unico titolo.
Lo scopo della diversificazione è quindi quello di ridurre il rischio che è insito nella natura di qualsiasi investimento (il rischio zero non esiste in finanza).
Si parte dall’assunto che le performance negative di un prodotto finanziario possono essere controbilanciate dalle positive performance di altri strumenti presenti nel portafoglio. Possono per esempio esserci fasi in cui le azioni registrano una fase negativa, ma al contempo le materie prime (per esempio oro, diamanti, cotone, petrolio ecc.) sono in trend positivo.
In altri termini, diversificare il portafoglio è l’arma migliore per difendersi dai trend negativi di un determinato investimento poiché sono più basse le probabilità che tutte le asset class di un portafoglio eterogeneo siano in ribasso.
La consulenza finanziaria indipendente
Strutturare in modo adeguato un portafoglio d’investimento è un’operazione sicuramente non semplice, in particolar modo per tutti coloro, vale a dire la maggioranza, che non sono addentro alle dinamiche dei vari mercati finanziari che, come noto, sono piuttosto complesse. D’altra parte, se si è in possesso di una certa liquidità appare del tutto logico e lecito volerne sfruttarne le potenzialità.
Ciò premesso, a meno di non essere dei veri e propri esperti del settore, può valere la pena prendere in considerazione il rivolgersi a un servizio di consulenza finanziaria indipendente (SCF). Si tratta in buona sostanza di operatori finanziari la cui caratteristica principale è l’indipendenza; questo requisito è stabilito per legge in questa tipologia di società; esse infatti non possono avere un qualsiasi rapporto con emittenti di strumenti finanziari (per esempio banche, società di gestione del risparmio, compagnie assicurative ecc.). Ciò evita qualsiasi conflitto d’interesse e non condiziona quindi in alcun modo l’indipendenza di giudizio in materia di investimenti.
Il consulente ha quindi rapporti soltanto con i propri clienti, dai quali è remunerato, e offre consigli finanziari e suggerisce le strategie che ritiene migliori per strutturare un portafoglio d’investimento.