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Anche i giocattoli sono diventati social

I social network non sono più per soli umani.
Sin da poco tempo dopo il loro avvento, c’è chi ha aperto un profilo Facebook o Instagram per il proprio animale domestico, per far rivivere personaggi del passato o dar voce a quelli immaginari tratti da opere letterarie, film o fumetti.

Da qualche anno, in particolare su Instagram, sono apparsi anche loro: peluche, bambole e pupazzetti da tutto il mondo.
Sono viaggiatori, esploratori, influencer, c’è chi è portavoce di campagne umanitarie e progetti e chi si limita a raccontare in prima persona la propria vita da giocattolo, spesso con toni propri dei bambini.
Contano centinaia o migliaia di follower (c’è chi supera i 10.000).
Fanno amicizia tra loro, si sfidano in competizioni a colpi di hashtag, lanciano concorsi e giveaway per celebrare festività e ricorrenze. Si scambiano cartoline e regalini via posta, detti “plushiemail”.

I loro “proprietari” non vengono mai definiti tali, ma piuttosto come “i miei umani” o “mamma e papà”.

Vestiti, coccolati, talvolta anche viziati, per qualcuno sono semplici mascotte, per altri rappresentano una parte della propria innocenza che continua a sopravvivere nonostante le brutture della società moderna, per altri ancora sono come figli surrogati. Il loro numero è in costante aumento e la comunità si sta espandendo coinvolgendo anche palloncini gonfiabili, dinosauri, robot, polli di gomma e quant’altro. È come imbattersi in una versione di “Toy Story” in formato social network.

Che siano espressione di una necessità sempre crescente di tenerezza e dolcezza, diventati rari nel mondo reale?

Yami

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