Sono 6 le persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Torino responsabili di aver creato un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta. 4 milioni di euro il valore dei beni per i quali è stato disposto il sequestro, da eseguirsi a Torino e provincia, nonché nelle province di Reggio Calabria, Foggia e Caserta. Le custodie cautelari sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, al termine di una lunga indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo piemontese e coordinata dal Procuratore Aggiunto dott. Marco Gianoglio e dal Pubblico Ministero dott. Mario Bendoni.
Nell’ambito dell’attività investigativa sono stati individuati 16 soggetti che, a vario titolo, hanno architettato un articolato disegno criminoso realizzato attraverso la costituzione e la gestione di 13 società cooperative, di cui 12 poi dichiarate fallite, tutte attive nel settore della logistica e del facchinaggio. I Finanzieri hanno accertato che il fulcro dell’intero sistema fraudolento era un consorzio di cooperative a cui venivano appaltate importanti attività logistiche, quali il confezionamento, la spedizione, il carico e lo scarico di merci, da parte di primarie società nazionali. Il consorzio, che non aveva struttura, organizzazione, mezzi e dipendenti, si serviva di cooperative, consorziate e non, a cui sub-appaltava lo svolgimento di tali attività. Gli accertamenti degli inquirenti hanno appurato che in realtà le cooperative erano state costituite al solo scopo di assumere formalmente i dipendenti, facendo ricadere in capo a queste tutti gli obblighi contributivi e previdenziali relativi ai soci cooperatori, destinati ad essere sistematicamente evasi. Infatti, a partire dal 2012, il reale protagonista economico è stato il consorzio che, attraverso un sistema di false fatturazioni, detraeva indebitamente l’IVA delle fatture ricevute dalle cooperative, mentre queste ultime non versavano quanto dovuto, con un duplice danno per l’Erario quantificato in almeno 40 milioni di euro e l’iscrizione a ruolo di debiti per oltre 102 milioni di euro. Al fine di rendere più difficoltosa l’individuazione del disegno criminoso e dei responsabili, il consorzio e le cooperative, una volta fallite, venivano fittiziamente trasferite presso altre province e sostituite da altre società che continuavano a operare secondo le medesime modalità fraudolente, aumentando il debito nei confronti dello Stato e aggravando la posizione contributiva dei soci cooperatori che venivano trasferiti da una cooperativa all’altra
Stefano Venditti