Terza parte
In riferimento a quanto detto prima, andiamo ad analizzare adesso quali sono le condizioni fondamentali e necessarie affinché si possa sviluppare vita “quale noi conosciamo”, basata cioè sull’utilizzo di composti organici che abbiano almeno una molecola di Carbonio. Frank Drake formulò nel 1961 una equazione parametrica, all’interno della quale erano presenti i costituenti fondamentali per la possibilità di formazione della vita. Partiamo dal concetto che ogni stella, ha una zona definibile di calore irradiato. La distanza di un pianeta dalla sua stella rappresenta il primo elemento fondamentale; un corpo planetario non può essere troppo vicino né troppo distante dal suo sole per ovvie ragioni.
In entrambi i casi non potrebbe esserci sviluppo di vita
Per un pianeta, la zona abitabile è la distanza da una stella che consente all’acqua liquida di persistere sulla sua superficie, purché quel pianeta abbia un’atmosfera adatta.
Nel nostro sistema solare, la Terra si trova comodamente all’interno della zona abitabile del Sole. Il pianeta Venere si trova all’interno del bordo interno, mentre Marte è vicino al confine esterno.
Determinando la distanza di un esopianeta dalla stella stessa, nonché le dimensioni della stella e la produzione di energia, si può stimare se il pianeta rientra nella zona abitabile.
Per le stelle più grandi e più calde, la zona definita abitabile è più lontana; per le stelle più piccole e più fredde, può essere davvero molto vicino. Trovare questi pianeti inseriti nella zona abitabile è una delle chiavi per trovare segni di vita.
Tutti i pianeti che rientrano in questi parametri potrebbero potenzialmente supportare un ambiente temperato; Pertanto, sarebbe incredibilmente interessante studiare le loro atmosfere per comprendere se ci sono gli elementi gassosi perché una vita come la nostra possa formarsi.
Il concetto di zona abitabile non è comunque ancora definitivo. I piccoli mondi rocciosi simili al nostro che orbitano attorno ad altre stelle, sono troppo lontani per poter comprendere se hanno atmosfere vivibili, almeno usando la tecnologia attuale.
Una cosa è certa: la nostra galassia è affollata di esopianeti, pianeti che rivoluzionano attorno ad altre stelle.
Gli ingredienti nella ricetta per la vita terrena: acqua, elementi associati alla vita, fonti di energia disponibili, sembrano essere quasi ovunque abbiamo cercato.
Tuttavia, siamo ancora lontani dalla certezza di dimostrare che ci sia un’altra Terra come la nostra dove si possano osservare segni di possibile vita microbica all’interno delle atmosfere degli esopianeti. Nessuna prova convincente di tecnologia avanzata o segnali artificiali via radio o altri mezzi, o il segno rivelatore di imponenti progetti di ingegneria extraterrestre ha ancora attraversato le nostre formidabili schiere di telescopi nello spazio o a terra.
La vita sulla Terra è esistita per la maggior parte della sua storia, 4,25 miliardi di anni, senza tracce di un minimo di vita tecnologica che si è invece sviluppata in un periodo molto breve e vicino al nostro. Questo ci fa molto pensare.
Mentre le possibilità di trovare la vita altrove rimangono sconosciute, si può dire che le probabilità stiano migliorando.
Ci chiediamo infatti se in una galassia come la nostra che probabilmente contiene trilioni di pianeti, il nostro è l’unico mondo noto per la vita. Siamo davvero soli? L’esobiologo nonché scrittore Isaac Asimov calcolava che soltanto nella nostra Galassia potrebbero esserci qualcosa come più di 2 milioni di mondi dove può essersi sviluppata vita quale noi conosciamo.
Non sappiamo quando, e nemmeno se, troveremo la vita oltre la Terra, ma gli scienziati della NASA continuano la caccia tra le migliaia di esopianeti confermati finora nella galassia.
Abbiamo confermato solo poche migliaia di esopianeti della galassia, che probabilmente si contano a trilioni e già la varietà è sorprendente.
Pippo Mangano