L’intervista al professor Paolo D’Achille in merito all’utilizzo della schwa e dell’asterisco.
Si leggono sempre più testi con una sorta di “e rovesciata” (detta schwa) e degli asterischi per evitare di dichiarare il sesso della persona a cui ci si riferisce.
Ma il loro utilizzo è corretto? Lo abbiamo chiesto a Paolo D’Achille dell’Accademia della Crusca.
Che cosa ne pensa della schwa?
Non è un elemento molto familiare all’italiano. È un simbolo dell’alfabeto fonetico che rende il fono di una vocale centrale che non fa parte dei foni dell’italiano. L’uso dello schwa come finale per coprire il genere e quindi non riferirsi al maschile o al femminile non funziona.
E dell’asterisco, invece?
L’asterisco riguarda lo scritto, non la pronuncia. In determinati tipi di testo va bene. È una convenzione puramente grafica come “dott.” o “prof.”, è una cosa che poi non diciamo, rimane nella lingua scritta. Se vogliamo trasferire questa sensibilità ideologica nello scritto in alcuni testi va bene.
Quali testi?
Testi privati, posta elettronica, non certamente testi di carattere istituzionale.
Francesco Natale