bocciato il salario minimo alla Camera: cosa dobbiamo aspettarci?
Con il blocco alla Camera della proposta presentata dall’opposizione in merito al salario minimo si inasprisce il contrasto tra il Governo e le forze contrarie.
Il testo che invece è stato approvato ha ad oggetto un disegno di legge delega che stravolge la proposta originaria sul salario minimo.
Per salario minimo si intende una retribuzione minima che venga garantita a tutti i lavoratori e che, secondo le intenzioni delle forze di opposizione, doveva essere dell’importo di 9 euro lordi all’ora. Tale limite minimo riguarda esclusivamente gli operai e gli impiegati e si pone quale mezzo di contrasto alla povertà.
Con la legge delega che viene varata si investe il Governo del potere di legiferare. L’oggetto delle facoltà conferite all’Esecutivo verte sull’equa retribuzione e sui controlli contro i contratti pirata. Si tratta di contratti sottoscritti da piccole associazioni sindacali con altrettanto piccole associazioni di imprese che prevedono salari e garanzie decisamente peggiori rispetto a contratti di più ampia scala. Fortunatamente il numero di lavoratori dipendenti coinvolti non è elevato.
L’attività del Governo volta all’attuazione della legge delega si concretizzerà nell’emanazione di decreti legislativi in materia, entro il termine di 6 mesi.
Si dovrà agire al fine di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione equa e sufficiente. Ma non ci sarà alcuno stipendio minimo.
La seconda delega avrà ad oggetto i contratti pirata e l’obiettivo sarà quello di contrastare il dumping contrattuale, fenomeni di concorrenza sleale, evasione fiscale e contributiva, il lavoro nero o comunque irregolare.
Si ricorda che attualmente il compenso al di sotto del quale le aziende non possono scendere è fissato nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale. L’introduzione del salario minimo determinerebbe delle garanzie legali per i lavoratori, facendo perdere di efficacia le norme contenute nel CCNL in materia. Da considerare che nel nostro Paese i lavoratori che rientrano nell’ambito delle contrattazioni collettive sono il 95%, molto più di quanto accada nel resto d’Europa.
Anche se le intenzioni dei promotori del salario minimo sono nobili siamo di fronte ad una misura che potrebbe comunque non essere esente da rischi. In caso di un mancato contestuale aumento della produttività, le aziende potrebbero essere costrette ad un aumento dei prezzi con ulteriori ripercussioni sui cittadini.
Non resta che attendere l’evoluzione della situazione.