Zàrskoje Seló, è questo il nome del meraviglioso Palazzo Imperiale che nel 1710 Pietro I regalò alla sua seconda moglie Caterina.
Una dimora che deve il suo splendore al celebre architetto Francesco Bartolomeo Rastrelli e che lascia i visitatori senza parole quando si trovano a contemplare gli alti soffitti dipinti delle sale, perdendosi tra i parquet pregiati e gli intagli in legno dorato delle pareti.
Conosciuto anche come “Saari Mois”, ovvero “luogo elevato”, il Palazzo di Caterina è il massimo esempio di perfezione dei parchi e dell’architettura russa, «l’aureola solare della poesia», lo splendore cerimoniale dell’autocrazia russa da tempo caduta nell’oblio.
Divenuta imperatrice, Caterina, impiegò tutte le sue forze per trasformare la sua abitazione in un sontuoso palazzo dove il lusso eccentrico del barocco si sposa con la ricercatezza del classicismo e dove spicca un’intera sala decorata con pannelli di ambra.
La sala d’ambra, studio privato della sovrana (amatissima dal popolo) è, dunque, il vero tesoro del Palazzo che, a ragion veduta, viene considerato dagli storici «una fra le prime meraviglie del mondo».
I pannelli, creati a inizio Settecento su progetto di Andreas Schulter, furono regalati dal Re di Prussia (Federico Guglielmo I) a Pietro I per adornare lo studio del suo terzo Palazzo Invernale a Pietroburgo, il quale decise di regalarli a sua moglie.
Rastrelli sistemò, allora, lo studio d’ambra nel Palazzo di Caterina, completando i pannelli con elaborate sculture e mosaici fiorentini.
Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale tutto l’arredamento dello studio (compresi i preziosi pannelli) furono rubati, ma attualmente esso è stato ricreato quasi interamente, lasciandoci intuire il sogno, lo sfarzo e il lusso di quegli anni.
Ambra Belloni