A pochi chilometri da New York c’è stato un attentato a colpi di machete a casa di Chaim Rottenberg, un rabbino. Non è una sorpresa, l’antisemitismo sta tornando ad emergere negli animi delle persone, spinte anche da discorsi e comportamenti politici, così come il razzismo e altre forme politiche di un’epoca buia, ma non tanto lontana.
A, a proposito di antisemitismo, Jonathan Safran Foer, intervistato dal Corriere della Sera, reagisce in maniera chiara, descrivendo la situazione attuale e dando chiaramente la colpa anche ai politici. Lui parla dell’america, ma il suo discorso, tristemente, può essere anche adattato all’Italia o, peggio, all’Europa:
“L’antisemitismo ha la sua storia, i suoi contorni, ed è diretto contro un gruppo di cui io sono parte, ma va considerato che sta crescendo proprio ora, in un più ampio contesto di nazionalismo e insicurezza. Nessuno può sentirsi tranquillo”
Accusando anche gli schieramenti politici, specialmente Donald Trump (ricordando l’episodio di Charlottesville, quando il Presidente parlava di “colpa da entrambe le parti” per un raduno di suprematisti bianchi), perché questo tipo di problemi nascono specialmente:
“[…] quando [i politici] non si schierano apertamente e con forza contro odio e pregiudizi […] la cultura diventa meno vigile e il virus può diffondersi”
Lo scrittore, però, si rende conto che i casi potrebbero essere isolati, attentati di squilibrati, ma poi parla chiaramente del problema dell’antisemitismo presente negli USA e in Europa, dicendo che quello che è successo al rabbino potrebbe essere “diverso dall’antisemitismo più insidioso e pervasivo divenuto metastasi nell’ultimo paio d’anni negli Usa e in Europa”.
Domenico Attianese