Dai primi di maggio è in radio il nuovo singolo di Roberto Vecchioni “Formidabili quegli anni”, tratto dall’album “L’Infinito”, ed è già grande successo.
I riferimenti al ’68 sono molti ma, precisa l’artista nelle numerose interviste rilasciate «Quello fu solo l’inizio, tutto quello a cui mi riferisco è successo dopo, negli anni Settanta; il ’68 è solo uno sfondo per parlare di come ero, dei sogni e delle speranze che m’infiammavano in quel periodo». Sogni e speranze che nel video della canzone si traducono in un appassionato ed emozionante discorso fatto ai giovani di un’aula universitaria, perché, come afferma con coraggio il “Professor” Vecchioni nel testo della canzone: «Noi non siamo della razza di chi frigna e si dispera», siamo solo «zombie di un passato che sembrava primavera».
Dalle sue parole emerge l’attaccamento ad un passato che sembra eterno presente, mentre si fa strada la tenace convinzione che è proprio l’aver vissuto quella realtà a permettergli di vivere ancora, ed è proprio «quell’aver perduto che ci fa credere ancora!». Una canzone estremamente profonda, come del resto tutti i suoi testi, velata forse da una leggera nota di melanconia, ma che tuttavia si pone come monito a non dimenticare, come un invito per le nuove generazioni «a mostrare i denti».
Il ricordo di un passato in cui non si cantavano solo canzoni di lotta politica ma di libertà, in cui si credeva in quello che si faceva, quel passato che andrebbe riscoperto anche oggi, oggi che nelle manifestazioni giovanili le prospettive si sono ribaltate «dalla politica all’ecologia». Un messaggio forte, diretto, umano, forse a suo dire «troppo impegnato e intellettuale», ma del resto, afferma con ironia l’artista: «Sono sempre un uomo del Novecento».
Ambra Belloni