In questo periodo gli studi cinematografici mandano all’Academy degli Oscar le candidature spontanee agli addetti ai lavori che poi provvederanno a creare le liste dei candidati ai premi nelle varie categorie in gara.
La Disney ha già proposto “Avengers: Endgame”, che risulta in corsa per ben dodici categorie, tra le quali “Miglior Film”, “Miglior Regia”, “Miglior Sceneggiatura Non Originale”. I fan si aspettavano di vedere il nome di Robert Downey Junior in gara per la categoria “Migliore Attore Protagonista” per la sua magistrale interpretazione di Tony Stark/Iron Man, ma così non è stato e questo ha iniziato a far circolare delle voci su un possibile litigio tra l’attore e la Disney o gli altri attori dell’MCU.
L’attore però ha spiegato le reali motivazioni dietro questa decisione durante la registrazione di una puntata del programma radiofonico Howard Stern Show.
“Ci sono state delle conversazioni a riguardo” ha detto l’attore, “ma sono stato io a dire: ‘Lasciamo stare’. Ti dirò la verità: non mi aspettavo che il Marvel Cinematic Universe diventasse quello che è diventato, un’enorme idra dalle tante teste”.
L’attore ha anche commentato la recente uscita di Martin Scorsese, il quale si è schierato contro i cinecomics etichettandoli come “non vero cinema” e paragonandoli a dei luna park.
“È la sua opinione” ha commentato molto semplicemente Robert. “Cioè, vanno comunque proiettati al cinema. Però apprezzo la sua opinione perché vale tutto. Abbiamo bisogno di punti di vista differenti così possiamo trovarci in un punto comune e andare avanti”.
Robert ha dimostrato ancora una volta che, al di là delle apparenze, è molto più umile e saggio di quel che può sembrare.
Gente come Scorsere o la Aniston, che in questi giorni si è accodata al regista denigrando i cinecomics, dovrebbero imparare che un film non va declassato o osannato in base al genere cui appartiene, che anche un cinecomic può portare sullo schermo contenuti di spessore o messaggi importanti e non solo effetti speciali e tute tecnologiche, che dietro maschere e dentro i costumi ci sono attori capaci di interpretazioni talmente straordinarie da incantare ed emozionare milioni di persone in tutto il mondo.
Ma il sospetto è che il vero problema non siano i cinecomics in sé, perché quelli dei Marvel Studios non sono stati né i primi né saranno gli ultimi a portare dei supereroi sul grande schermo, eppure nessuno aveva mai sentito il bisogno di sminuirli o attaccarli in qualche modo prima d’ora. Probabilmente il vero problema è che brucia troppo l’essere superati in incassi e record da un film in cui a farla da padrone non è il solito dramma o la storia “impegnata”, ma una pellicola in cui in un universo fantastico eppure simile al nostro super uomini e super donne fanno i conti coi propri limiti e la propria umanità nel tentativo di superare se stessi e salvare il mondo.
Yami