“I dati per me sono pattern per dare forma a nuove realtà, strumenti per mettere in relazione scienza, arte, storia. Quando lavoro con l’Artificial Intelligence mi chiedo: “può una macchina sognare? Avere allucinazioni?”
Autore di installazioni mozzafiato in tutto il mondo, Refik Anadol, 36enne turco, è un pioniere dell’estetica generata dalle macchine: attraverso algoritmi di apprendimento automatico, basati sui dati che creano ambienti astratti e onirici, il confine tra arte e scienza nelle sue opere si perde.
In un mondo che genera costantemente dati, Refik Anadol ha trasformato la tecnologia in espressione creativa,
per dare forma a nuove realtà utilizzando i dati: immensi, complessi, trilioni di informazioni digitali con cui interagire per immaginare scenari inediti.
Architetto di percezioni, progettista e costruttore di culture, coscienze ed emozioni, così ama definirsi Anadol, per il quale la tecnologia è soprattutto espressione e creatività personale, ma allo stesso tempo universale.
Le performance audio/visive dal vivo e le installazioni immersive assumono, grazie all’artista, varie forme virtuali e fisiche. Interi edifici prendono vita, pavimenti, pareti e soffitti scompaiono nell’infinito. Un’estetica mozzafiato.
Le sue opere si distinguono in arte pubblica ed installazioni immersive.
Nell’arte pubblica l’azione è democratica, permette a chiunque di fruire dell’opera: non c’è porta d’ingresso, non c’è fine o inizio, lo spazio è esterno. Negli spazi interni le esperienze diventano di tipo immersivo: scienza, arte, storia vengono messe in relazione con il pubblico, che entra dentro l’opera per percepire l’invisibile, il tutto reso possibile dalle 1024 dimensioni dello spazio che AI è in grado di restituire, il filo conduttore principale sono i dati.
Nel 2014, arrivato da Istambul, Anadol fonda il suo studio a Los Angeles con la collaborazione di architetti, analisti e ricercatori provenienti da dieci paesi che parlano quattordici lingue differenti, le opere prodotte diventano co-creazioni, il risultato di un lavoro di squadra sempre abilmente diretta dall’artista. Le performance audio/visive presentate in tutto il mondo in luoghi iconici, musei e festival impongono sulla scena artistica internazionale Anadol come uno tra i più importanti new media artist del momento.
L’artista risiede ancora a Los Angeles, in California, dove possiede e gestisce il Refik Anadol Studio e il RAS LAB, nei quali, attraverso approcci pioneristici e grazie all’ uso dell’intelligenza artificiale, viene esplorato il modo in cui la percezione e l’esperienza del tempo e dello spazio stanno cambiando, ora che le macchine dominano la nostra vita.
Anadol è anche docente per il Dipartimento di Design Media Arts dell’UCLA da cui ha ottenuto il suo secondo Master of Fine Arts.
Alla Biennale di Venezia quest’anno Anadol, con lo studio” SENSE OF SPACE”, ha sviluppato una rete dinamica all’intersezione tra neuroscienze e design, per studiare questioni fondamentali sull’architettura del cervello umano.
Il progetto presentato lo vede ancora impegnato con numerosi scienziati, (in particolare Dr. Gökhan S. Hotamislig direttore del Sabri Ülker Center for Metabolic Research di Harvard ed esperto nelle basi molecolari e genetiche delle malattie metaboliche), nell’analisi di più 70 terabyte di dati MRI multimodali, comprese le scansioni strutturali, di diffusione (DTI) e funzionali (fMRI) di persone dalla nascita ai nonagenari.
L’artista, nel prossimo futuro, proseguirà nella ricerca della risposta alla domanda “se l’arte può curare le persone”,con lo scopo di restituire a noi tutti la speranza perduta.
Marisa Paola Fontana