Una giusta scelta del cibo favorisce la prevenzione delle malattie. La tavola è un’occasione per valorizzare la socializzazione al fine di aumentare la convivialità
Scegliere e adottare una buona alimentazione contribuisce a garantire una vita sana anche nel comportamento di una persona. Nei diversi cibi sono contenute le molteplici proteine naturali che possono interagire positivamente con il nostro organismo. Sono variegate e bene assortite le modalità di alimentarsi ed è bene sottolineare le diverse malattie dovute proprio a una cattiva alimentazione. La prevenzione della salute è dovuta principalmente da una opportuna scelta dei cibi, in grado di agire anticipatamente sull’insorgenza delle malattie. L’alimentazione è soltanto un momento della giornata dove è necessario conferire grande interesse perché diventa un’occasione di convivialità che favorisce il buon umore. Non dobbiamo restringere la nostra attenzione soltanto al cibo: è primario valorizzare anche la socializzazione perché è un fattore fondamentale della nostra vita. Scendiamo nel dettaglio ed entriamo nel merito dell’argomento con Francesca Pierotti, semiologa con un dottorato di ricerca in psicologia della comunicazione, al fine di illustrare le criticità e le risorse del mangiare sano perché influiscono direttamente sulla psicologia delle persone. Per chi volesse approfondire l’argomento conviene segnalare il libro di Francesca Pierotti Il segno come sintomo – dal corpo significante al significato del corpo – Alino Editrice – ottobre 2013 – 15,00 euro.
Come si manifesta il disturbo del comportamento alimentare?
«Come ogni altro disturbo anche quelli del comportamento alimentare si manifestano attraverso una sintomatologia che può variare a seconda della categoria di riferimento (anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata). Quello che mi piacerebbe sottolineare è che, indipendentemente dalla specifica categoria di riferimento, tutti i disturbi alimentari condividono lo stesso nucleo psicopatologico, vale a dire un sentimento di forte inadeguatezza personale e fisica ma soprattutto identitaria. Tutto ciò sfocia nel tentativo di controllo esasperato del proprio corpo nella volontà, assolutamente impossibile, di gestire al meglio le emozioni che nascono».
Il ruolo dell’alimentazione nella vita di una persona?
«Il nutrimento rappresenta una delle principali attività umane finalizzate alla sopravvivenza e alla riproduzione. I significati del mangiare possono essere compresi solo se analizzati secondo una prospettiva multidisciplinare e multifocale. Sin dalla nascita il bambino conosce il mondo con e mediante la bocca, comunica con gli altri attraverso le sue sensazioni di fame, sazietà, gusto e disgusto. Il cibo non viene solo ingerito: prima di entrare nella bocca viene pensato e acquista una valenza simbolica. Ogni volta che si mangia si investe il cibo di un significato di tipo affettivo, relazionale e sociale. L’atto di alimentarsi è anche un modo di riconoscere se stessi attraverso il bisogno, di mettersi in relazione con l’altro, la figura che soddisfa il bisogno. Il rapporto con il cibo è strettamente connesso al nostro rapporto con il mondo ed ognuno, attraverso il gesto di nutrirsi, costruisce il proprio pezzo di mondo: mangiare è un rapporto di intimità. Mettiamo dentro di noi pezzi della realtà esterna; ingoiandoli li mandiamo ancora più dentro, dove vengono incorporati nella nostra materia, nella nostra carne e nel nostro sangue. È straordinario come noi trasformiamo alcune parti della realtà esterna nella nostra stessa sostanza. Quando mangiamo la distanza tra noi e il mondo si riduce al minimo. Il mondo entra dentro di noi; noi siamo pezzi di mondo. Nonostante ogni cultura attribuisca determinati e specifici significati agli alimenti, è possibile isolare gli assi che organizzano a priori l’esperienza del soggetto nel campo del discorso alimentare: il cibo rappresenta per il soggetto ciò di cui fisiologicamente necessita per sopravvivere; riveste inoltre il ruolo di specchio attraverso il quale costruisce e si riconosce nella propria identità. Mangiare alcuni cibi e non altri, cucinati in un certo modo, in un contesto determinato, attribuendo al cibo determinati valori economici e culturali significa per il soggetto riconoscersi all’interno di una certa identità sociale; il cibo implica anche il rapporto con l’altro, la relazione di scambio, un atto di donazione rivolto o ricevuto da un altro all’interno di un sistema di comunicazione (il seno materno non rappresenta solamente il soddisfacimento di un bisogno nutritivo, ma il primo messaggio d’amore ricevuto dall’altro). Ed è proprio in questo senso che Roland Barthes parla di ‘alimentazione come sistema di comunicazione’ e del cibo come elemento dotato di ‘spessore metaforico’; il rapporto con il cibo è un rapporto erotizzato, pulsionale, nel quale il cibo è per il soggetto una fonte di piacere e godimento».
C’è una particolare attenzione nei confronti dei bambini?
«Mentre un tempo i disturbi alimentari colpivano prevalentemente la fascia adolescenziale, quasi esclusivamente le donne, ora ci troviamo in una situazione in cui si ammalano entrambi i generi (anche se rimane una prevalenza femminile), di tutte le categorie sociali e di tutte le età. Questo implica, purtroppo, che ad esserne interessati siano anche i bambini, a volte piccolissimi, i quali cominciano a manifestare la loro insoddisfazione in maniera tacita mediante il rifiuto e il maneggiamento del cibo. Questo rappresenta un problema di grandissima portata anche perché, come si può facilmente comprendere, non è facile intervenire in una età così delicata. È ovvio che la medicina sta cercando di far fronte a questo enorme disagio e la tempestività è fondamentale per evitare la cronicizzazione di patologie così importanti».
Nella vita frenetica come influisce la buona alimentazione?
«Personalmente ritengo che una buona alimentazione sia un fattore indispensabile per evitare o ridurre al minimo alcune conseguenze che la vita frenetica necessariamente comporta. È del tutto evidente che i ritmi serrati della vita contemporanea rendono difficile seguire una corretta alimentazione o, quanto meno, avere il tempo che occorre per preparare pasti genuini. Credo che sia solo una questione di volontà».
Francesco Fravolini