Le polveri sottili sono uno degli spauracchi delle nuove generazioni. Ormai non è più molto strano vedere persone in giro per strada con mascherine atte a proteggerli da queste particelle che infestano l’aria. Ma non è che in casa si è molto più sicuri. Almeno stando ad un recente studio.
Secondo uno studio dell’OMS, l’inquinamento domestico è il rischio ambientale maggiore per la nostra salute, nonostante non ce ne rendiamo conto. Polveri sottili prodotti dal cucinare qualcosa, accendere una candela, riscaldare con la stufa e tutti questi piccoli gesti quotidiani sono dappertutto e possono causare più danni, poiché in quantità maggiori in un ambiente più ristretto.
Il problema principale di questo è che non si hanno abbastanza dati per valutare con precisione la situazione, ergo non possono essere promulgate leggi atte a difenderci da questo tipo di inquinamento ambientale. Per ovviare a questo problema, almeno in parte, e portarlo all’attenzione dei legislatori, l’Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili, in collaborazione con la NWG Energia Spa, ha eseguito uno studio su un centinaio di ragazzi tra gli 8 e i 12 anni.
Lo studio è stato effettuato in tre città italiane: Salerno, Roma e Parma, così da monitorare lo stato delle polveri sottili nelle case in tre diverse città. I risultati sono stati concordi con le teorie e con i dati presenti in altre ricerche già effettuate.
Negli ambienti casalinghi, dove noi passiamo oltre l’80% del nostro tempo, la concentrazione di polveri ultrafini raggiunge il 95%, sia a causa della concentrazione che della quantità di tempo dell’esposizione. Il risultato è chiaro: rispetto alla strada, le quantità di polveri sottili in casa sono quasi il doppio.
Domenico Attianese