Era il 2 agosto 1998, il giorno in cui Marco Pantani riuscì a vincere Giro e Tour nello stesso anno. Nemmeno due mesi dopo, il 21 settembre sarebbe nato colui in grado di ripetere quell’impresa compiuta solo da altri sette corridori nella storia.
Tadej Pogacar ha fatto un’impresa storica, in un Tour storico per diversi motivi. La vittoria dello sloveno è stata un dominio, nonostante gli avversari diretti abbiano corso meglio di quanto alla vigilia ci si poteva attendere. Vingegaard ha chiuso secondo, ma dopo la caduta devastante all’Itzulia non era certo nemmeno che sarebbe partito; Evenepoel invece non aveva finora dato grandi garanzie sulle salite lunghe e difficili e anch’egli era reduce da un infortunio. Entrambi hanno dato tutto ma non è bastato: Pogacar ha distrutto gli avversari con sei vittorie di tappa e rifilando oltre 6 minuti al danese e 9 al belga, anche grazie a una squadra super (Almeida e Yates in top10 e classifica squadre vinta con mezz’ora sulla seconda e un’ora e mezza sulla terza). Il legame Pantani-Pogacar quest’anno si era già palesato al Giro con la vittoria a Oropa. Al Tour invece Pogacar ha battuto il record del Pirata su Plateau de Beille di quasi 4 minuti (ai tempi però la prima parte fu fatta a ritmo molto lento).
Diversi i record in questo tour: Pogacar ha superato Merckx nel numero di vittorie di tappa stagionali nei grandi giri (12 a 11) mentre Cavendish ha superato quello delle vittorie di tappa complessive al Tour (35) che deteneva insieme alla stesso Merckx. È stato anche il Tour delle prime volte: la prima partenza dall’Italia e il primo arrivo fuori da Parigi; il primo ecuadoriano (Carapaz) a indossare la maglia gialla, a vincere una tappa e la classifica scalatori, il primo africano (Girmay) a vincere la classifica a punti.
Daniele Capello