I raggi laser e l’antimateria potrebbero essere alla base della creazione di buchi neri. O, quantomeno, degli strumenti utili per riuscire a crearli.
Un team internazionale di fisici ha presentato su Communication Physics uno studio pionieristico.
È stato osservato che, una combinazione di due raggi laser è in grado di generare e accelerare un getto di antimateria, in maniera tale da poter ricreare le condizioni che si trovano nelle zone dei buchi neri o delle stelle di neutroni. Si tratta di una scoperta che, in futuro, potrebbe essere essenziale per studiare condizioni astrofisiche estreme “in vitro”.
L’esperimento prevedeva che, un blocco di plastica piccolissimo, attraversato da canali micrometrici sottilissimi, diventasse il bersaglio di due laser, uno a destra e uno a sinistra, agendo da “pinze”.
Stando a Toma Toncian, uno dei fisici dell’esperimento:
“Quando gli impulsi laser penetrano nel campione, ciascuno di essi accelera una nuvola di elettroni estremamente veloci. Queste due nuvole di elettroni, quindi, corrono l’una verso l’altra con tutta la loro forza, interagendo con il laser che si propaga nella direzione opposta“.
La collisione provoca un elevatissimo numero di quanti gamma, particelle di luce estremamente energetiche. Un’energia tale che viene trasformata in materia, creando coppie di particelle “elettrone positrone”.
Alexey Arefiev spiega la rivoluzione delle scoperte di questi fenomeni che suppongono esistere in condizioni estreme nello spazio:
“Con il nostro nuovo concetto, tali fenomeni potrebbero essere simulati in laboratorio, almeno in una certa misura, il che ci consentirebbe quindi di comprenderli meglio”.
Domenico Attianese