Come tutti sapranno la 70a edizione del Festival di Sanremo è conclusa con la vittoria di Antonio Diodato con la sua “Fai rumore” su “Viceversa” del già vincitore del Festival nel 2016 (nuove proposte) e nel 2017, Francesco Gabbani.
A volte la vittoria è un fatto relativo e spesso soggettivo, sotto molti punti di vista e per molti fan, i veri vincitori della kermesse sono i Pinguini Tattici Nucleari.
Un giovane gruppo musicale che dal proporre canzoni di chiesa in chiave rock, è arrivato a calcare il palco dell’Ariston e non da comparsa, ma arrivando al terzo posto nel risultato finale con la loro “Ringo Star”.
Questo il risultato del Festival dopo tutte le tre votazioni, mentre dopo il solo televoto i Pinguini erano al secondo posto dopo Gabbani (38,9%) a quota 37,2%, staccando di molto il futuro vincitore fermo a 23,9%.
A distanza di giorni dalla chiusura del Festival, bisogna anche riportare il dato secondo il quale la loro canzone è al secondo posto tra le più trasmesse dalle radio italiane dopo quella di Elodie “Andromeda”.
Forse non tutti ancora sanno che per il loro originale nome i ragazzi della band bergamasca, formatasi nel 2010, si siano ispirati alla birra Tactical Nuclear Penguin, che viene prodotta in Inghilterra dal birrificio BrewDog.
Appena concluso il Festival i ragazzi hanno però deciso, con l’aiuto del Wwf Italia, di dare uno sfondo più serio e ambientalistico al loro nome, adottando 100 esemplari di pinguino imperiale.
Il pinguino, come comunica lo staff del gruppo, “è una creatura tenera, simpatica e un po’ imbranata ed è il nostro animale feticcio”. I ragazzi hanno ricevuto poi i certificati di adozione in cui ogni pinguino porta il nome del suo nuovo “genitore”.
Un gesto simbolico che deve indurre almeno a riflettere sul fatto che in Antartide oggi si contano poco meno di 50 colonie di pinguini imperatore, come stimato dal Wwf, per un totale di 270-350mila esemplari. Come sempre causa di questa decimazione è il cambiamento climatico che causa lo scioglimento dei ghiacciai e della banchisa, ovvero il loro habitat naturale.
In questo modo i pinguini hanno sempre meno la possibilità di nidificare e di prendersi cura dei piccoli. Il pinguino imperatore è l’unico uccello dell’area che nidifica durante il lungo inverno artico, ma con il riscaldamento globale e la riduzione dei ghiacciai, un numero sempre maggiore di giovani esemplari è costretto ad affrontare le acque gelate troppo presto, quando non sono ancora cresciuti abbastanza, morendo.
Speriamo che i loro “cugini” cantanti con questo gesto inducano a riflettere e a contribuire a una maggiore attenzione verso di loro, onde evitare l’estinzione dell’ennesimo animale a causa nostra.
Riccardo Pallotta