Se ne sentono e leggono tante di simili affermazioni sullo stupro e omicidio di Desirée, per la cui morte sono state arrestate quattro persone e se ne cercano altre. Purtroppo questa condanna da molti auspicata potrebbe non esserci nella realtà, perché con le attuali norme in vigore gli imputati anche per reati gravissimi possono accedere al rito abbreviato che se chiesto va concesso e che comporta lo sconto di pena di un terzo, beneficio di cui, se vorranno, potranno godere anche i carnefici di Desirée. Questa facoltà, introdotta con una legge del 1987, era ispirata dall’esigenza di ridurre i carichi pendenti dei Tribunali consentendo agli imputati di rinunciare al dibattimento chiudendo il processo allo stato degli atti e delle prove acquisite in fase di indagini preliminari, con il beneficio di ottenere uno sconto di pena secco, indipendente da un pentimento concreto per il reato commesso e da un risarcimento del danno offerto alla vittima. Nel corso degli anni, invece, proprio per evitare condanne più severe derivanti dal rito ordinario si è ricorso al giudizio abbreviato per quasi tutti i delitti contro la persona più gravi in cui vi era un carico indiziario pesantissimo, e così abbiamo assistito, e assistiamo tuttora, a decine di imputati per stupro, pedofilia, omicidio, che ogni anno usufruiscono di questo beneficio di legge, abusato per questo genere di reati che per la coscienza comune non dovrebbero ottenere sconti di pena d’amblais, senza alcun collegamento a un reale comportamento di resipiscenza e riparazione post delictum da parte del reo.
E così, dopo anni di battaglie, e anche grazie al pieno e palese appoggio dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, qualcosa finalmente sta cambiando: alla Camera dei Deputati è in discussione il disegno di legge di modifica del rito abbreviato per vietare sconti di pena ai reati puniti con l’ergastolo, una legge importantissima che rappresenta un primo e concreto passo verso la certezza della pena e il riconoscimento dei diritti delle Vittime. Giustizia vuole che chi è imputato per reati gravissimi debba affrontare il processo ordinario e le sue conseguenze, poiché la rieducazione della pena sancita dall’art. 27 della nostra Costituzione passa anche da qui: dal fatto che una persona sia consapevole che se commette un delitto gravissimo la pena sarà adeguata al crimine compiuto, senza sconti di pena automatici e, spesso, immeritati. Le Vittime meritano considerazione non solo sulle pagine dei giornali di cronaca nera, ma nelle aule di Tribunale anzitutto. Dove la legge è, e deve essere, uguale per tutti. Anche per loro.
Avv. Elisabetta Aldrovandi