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Opportunità e limiti della nuova tecnologia. A spiegarne i meccanismi Giorgio Capellani nel suo “Crescere nell’era digitale”

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un utilizzo superiore alle sei ore al giorno della tecnologia, è considerato pericoloso. Vuoi la rischiosità delle onde elettromagnetiche, vuoi che, in tutta franchezza, non si capisce che cosa debba fare un individuo umano per tutto quel tempo online, l’era digitale con i suoi social media, le patologie digitali, il cyberbullismo, necessita di chiare regole da rispettare per non travalicare il confine labile tra arricchimento e alienazione in cui si può incorrere quando si ha a che fare con i nuovi dispositivi. Giorgio Capellani, ingegnere e insegnante, regala a genitori e personale della scuola, una lucida riflessione cartacea su tempi che viviamo oggi, dove “l’i phone ha preso il posto di una parte del corpo”, così come recitava una canzone di qualche estate fa…

<<Come coniuga il suo ruolo di insegnante a quello di ingegnere? C’è un aspetto dell’insegnamento che permea la sua libera professione e viceversa?>>
In realtà ho smesso abbastanza presto di fare l’ingegnere, per dedicarmi alle vendite e al marketing nelle aziende di information technology. Durante la mia carriera professionale ho insegnato per un periodo all’Università, ma la vera passione per la docenza è nata quando ho iscritto i miei figli alla Scuola Waldorf. A poco a poco mi sono avvicinato a questa nuova realtà e, dopo trent’anni di attività nel mondo delle tecnologie, ho deciso, così, di dedicarmi a tempo pieno all’insegnamento.

<<Tre regole fondamentali per insegnare ai bambini un uso corretto dei social…>>
Per i bambini la prima e unica regola è niente social! E’ fondamentale il concetto di utilizzo appropriato all’età. Infatti, sotto una certa soglia, come confermato da svariati studi, le tecnologie non svolgono alcun ruolo educativo e sono dannose inutili per l’evoluzione individuale.
Traslando la risposta nel mondo della pre-adolescenza (13/14 anni), le tre regole fondamentali basate su puro buon senso sono:
1) Gli amici sono quelli che incontro dal vivo non quelli con cui chatto;
2) Non accettare contatti con sconosciuti;
3) Ciò che pubblico, dico e condivido, è reale come se lo facessi dal vivo.
Per una visione più ampia, rimando all’utile “Manifesto per la comunicazione digitale” che rappresenta un compendio di buon senso.

<<Secondo lei, qual è il ruolo della scuola nella gestione del rapporto adolescenti/tecnologia e quello della famiglia?>>
La famiglia ha un’importanza fondamentale. E’ la prima responsabile per accompagnare i figli nel viaggio del mondo digitale. Ciò implica che i genitori siano informati e preparati a interagire con i propri figli su tecnologie e contenuti anche estremi quali pornografia e violenza. La scuola, come sempre, ha una responsabilità educativa e deve integrare le tecnologie digitali nel programma scolastico. Ribadisco che questo percorso inizia con i pre-adolescenti e non con i bambini.

<<Ha intenzione di scrivere nuovi libri per il futuro?>>
Per ora sto curando alcune conferenze sui nuovi contenuti che le piattaforme digitali diffondono, curando in particolare la differenza tra romanzi di formazione e relazioni con adulti speciali e la loro sostituzione con contenuti digitali. Per un nuovo libro vedremo.

<<Ha figli e/o nipoti e come si comporta con loro? Assume un atteggiamento severo quando si tratta di limitare l’uso della tecnologia?>>
Ho due figli oramai grandi, ma da piccoli le regole erano chiare: fino ai 14 anni niente telefono, niente videogiochi e pochissima televisione. Dopo i 14 anni ho dato loro un telefono e l’accesso al computer e ho sempre cercato di sottolineare le opportunità e i rischi che derivavano dall’utilizzo delle tecnologie.  Le racconto un aneddoto. Una volta invitammo in montagna alcuni amici di mio figlio (9 anni) e loro arrivarono con console portatili da videogiochi; mio figlio, invece, ne aveva costruita una di legno e poco dopo tutti giocavano con quella di legno e ne vollero costruire una. La fantasia, la creatività e la socialità reale vincono sempre sui surrogati artificiali.

<<I social impazzano tra giovani e non, perché concorrono alla formazione di un’immagine non veritiera degli internauti. Essere quello che non si è almeno per mezz’ora al giorno. Cos’è che li rende così appetibili? Perché seducono?>>
L’insicurezza e la ricerca della propria identità caratterizzano da sempre l’adolescenza che, oltretutto, nei nostri tempi, si protrae troppo a lungo. Proiettare su un avatar la rappresentazione di un modello a cui mi voglio uniformare è una ghiotta possibilità. Questo è sempre successo con le mode giovanili, la questione ora è che il potere di manovra dei social è molto più forte e globale.

<<In che modo l’utilizzo di strumenti multimediali può offrire nuove opportunità all’individuo al fine di migliorare la sua crescita personale?>>
Un individuo maturo può trovare nella multimedialità ottime opportunità informative, basta che la multimedialità non diventi monomedialità digitale. Passare da un media all’altro crea opportunità, ma è necessario ricordare comunque la lezione di Mcluhan il quale ci ricorda che il medium è il messaggio.

<<Nell’ultimo capitolo si parla di futuro e intelligenza artificiale. Potrebbe, quest’ultima, costituire un rischio per la sicurezza umana?>>
Nel momento in cui l’abdicazione di alcune funzioni umane è delegata sempre di più alle macchine, l’uomo si indebolisce e rischia di perdere il controllo di alcuni ambiti. Penso in particolare alle applicazioni militari e alla indiscriminata raccolta/elaborazione di dati personali per fini commerciali e/o politici tendente ad “automatizzare” le reazioni e i comportamenti dei consumatori e/o elettori.

Veronica Otranto Godano

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