Oltre ai nigeriani, anche i carabinieri talvolta sono assassini.
L’analisi che occorre fare con estrema obiettività, riguarda il nostro modo di percepire e ancora prima di concepire quello che accade nel mondo. Bisogna comprendere cosa indigna una popolo, se un avvenimento o il destinatario di quell’avvenimento.
Abbiamo assistito a tanto clamore in merito all’insegnante che si è rivolta in malo modo verso le forze dell’ordine, destando da parte di chiunque irritazione e scandalo. Qualche tempo fa, una donna del sud fece il giro dei social attraverso un video in cui gridava di fronte al palazzo Montecitorio, attaccando con appellativi marcati i politici, definiti “fetusi”. Siamo di fronte allo stesso atteggiamento, soltanto che nel primo caso l’oggetto di contestazione è rappresentato dalle forze dell’ordine, mentre nel secondo dai politici. Cambia dunque soltanto il destinatario. Così, se l’insegnante rischia perfino il licenziamento, la donna che sferrò attacchi contro il sistema politico è divenuta un personaggio pubblico, una celebrità con tanto di pagina ufficiale e acclamata come eroina. Eppure le non troppo gentili disquisizioni verbali risultano identiche, se non fosse che nei confronti di un poliziotto risuonano come oltraggio. Questo accade perché diversa è la concezione che si può avere di un uomo in divisa piuttosto che di un altro soggetto. Il caso di cronaca che vede come protagonista assassino un carabiniere che, a Latina, ha sterminato a colpi di pistola le sue figlie e la cui moglie è in gravissime condizioni, non sembra essere stato sottolineato da certe fazioni politiche, come invece è accaduto poco fa nel caso del nigeriano. Siamo di fronte a due omicidi della medesima gravità, eppure ancora una volta cambia la percezione ed il modo in cui li concepiamo. Attribuiamo importanza ad un avvenimento sempre in funzione delle persone coinvolte. Innegabile che trattandosi ora di un carabiniere, le reazioni restano più composte e destano una reazione più di dolore che di rabbia. Dovremmo liberarci dagli stereotipi legati alle categorie e ai ruoli, senza lasciarci plagiare dalle menti politiche e dai pregiudizi. Oltretutto occorrerebbe frenare l’abuso sui social da parte di certi candidati che si espongono con ragionamenti violenti e gravissimi, non soltanto in funzione del ruolo che rivestono, ma dal punto di vista umano, uno dei quali si fa fatica a trascrivere perfino apponendovi le virgolette: “il problema lo avrete voi quando inizierò ad uccidervi uno ad uno. Le tr…e comuniste amanti del ca….o negro saranno arrostite sugli appositi roghi“. Questa è una delle frasi lasciate circolare su Twitter, meritevole di una adeguata attenzione. In conclusione, si è assassini per il reato commesso, sia che si indossi un’uniforme, sia che il colore della pelle sia nero, sia che a commetterlo sia un cittadino qualsiasi o un rappresentante della politica. Questo forse sono in pochi a comprenderlo, poiché fa male prendere atto che a commettere delitti sono le persone, sono anche i bianchi, sono anche gli italiani e sono anche gli uomini in divisa.
Eleonora Giovannini