160 reperti trasportati da Pompei, dal Museo archeologico nazionale di Napoli, a Tokyo, per una mostra del Tokyo national Museum. La mostra è intitolata “Pompeii” e festeggia i 150 anni del museo più importante del Giappone, per poi andare in tour a Kyoto, Miyagi e Fukuoka.
Già nei soli primi due giorni, la mostra ha staccato oltre 3000 biglietti, nonostante le restrizioni dovute al Covid e la paura che la pandemia comporta. Il rapporto tra Pompei e il Giappone è lungo, come ha dichiarato all’AGI Paolo Giulierini, il direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli. Infatti la mostra ha preso il via da una convenzionale del 2019.
“Pompeii” è la prima mostra che porta un così elevato numero di pezzi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli nei confini giapponesi, ed è la prima volta che in Giappone arrivano delle vere e proprie icone della cultura pompeiana, come il “Bronzetto del Fauno”, il “Dioniso con Pantera” o la peplophoros in marmo bianco che vengo dalla villa di Augusto a Somma vesuviana.
Come racconta lo stesso Giulierini, tuttavia, non c’è solo differenza tra le due cultura, ma anche delle similitudini, sulle quali è stata costruita la mostra:
“L’operazione che abbiamo messo in piedi nell’allestimento è complessa. Per chi è giapponese l’interpretazione del nostro antico passa da codici culturali radicalmente diversi dai nostri e non genera immediata riconoscibilità come per un europeo, che se ne sente erede. Per questo abbiamo focalizzato due temi, il vulcano e i terremoti, che uniscono il nostro Occidente con questo Oriente. E il racconto della tragedia pompeiana provocata dal sisma e dal Vesuvio attraverso una contestualizzazione degli oggetti diventa il vaso comunicante che favorisce il dialogo. Per entrambi i popoli, il vulcano è insieme fonte di paura e rispetto, vita e distruzione”.
Domenico Attianese