Il nuovo brano inedito degli Psychopathic Romantics è un cortese invito diretto alle persone a rallentare i ritmi, a riappropriarsi del proprio tempo.La band italo-americana ha filmato una versione improvvisata ed acustica del brano, approfittando di un pomeriggio di sole in un giardino della campagna casertana, durante una session inedita e piacevole.
La musica diventa interprete della realtà sociale e lancia un messaggio melodico per sollevare una riflessione collettiva.
“Slow”, il nuovo brano inedito degli Psychopathic Romantics, è un cortese invito diretto alle persone a rallentare i ritmi, a riappropriarsi del proprio tempo.
La band italo-americana ha filmato una versione improvvisata ed acustica del brano, approfittando di un pomeriggio di sole in un giardino della campagna casertana, durante una session inedita e piacevole.
“Slow” conferma il nuovo corso umano ed artistico della band, orientato a una dimensione intima e pacata, a una maggiore consapevolezza di sé e del proprio tempo.
Il brano, scritto qualche anno fa e tenuto da parte, in attesa del momento giusto, è stato casualmente riscoperto e riarrangiato dalla band, per dargli nuova linfa, pur mantenendone intatta l’identità.
Un mandolino, chitarre, fiati e riverberi, la voce bassa e profonda di Mario Dust: sono questi gli strumenti per fermare il tempo, per godersi un’atmosfera squisitamente sospesa.
Nell’attesa di un nuovo album, la band apre ancora le porte alla sua dimensione più folk e raccolta, proprio sulle note di “Slow take me, take me down slow, Gently lay me, lay me down low”.
Con i componenti della band cerchiamo di comprendere la situazione sociale e le possibili soluzioni per tornare a vivere in maniera slow.
Quali frontiere stiamo raggiungendo con un ritmo di vita frenetico?
“È molto difficile trattare questo argomento senza cadere nella retorica. Eppure la risposta è tanto semplice quanto vera: i ritmi ossessionati e ossessivi cui la società ci sottopone non sono fisicamente e psicologicamente adeguati alla dimensione umana, e l’uomo sta perdendo contatto con la sua stessa natura e con la natura in generale, di cui non segue più i ritmi. L’individuo non solo non è più al centro dell’attenzione delle dinamiche sociali, produttive e lavorative, ma non è quasi mai al centro neanche della sua stessa attenzione: siamo portati spesso ad agire in maniera automatica e inconscia, mettendo da parte pensiero, libero arbitrio e senso critico, che richiedono troppo tempo e si sposano male con la corsa e la frenesia”.
Come riportare una normalità in questa vita, che è basilare per comprendere il significato e condividere la filosofia di vita con le altre persone?
“Non sta a noi fornire una ricetta per risolvere i problemi del mondo, ci limitiamo a suonare e a esprimerci in musica e parole. Però un’osservazione la facciamo. Sono bastati pochi giorni di lockdown totale per far tornare trasparente l’acqua dei canali di Venezia e del litorale domizio; per far registrare i livelli di inquinamento atmosferico più bassi da chissà quanto tempo. L’unica cosa da salvare di questo anno e mezzo disgraziato è la nuova consapevolezza che siamo ancora in tempo per provare a rimediare ai danni causati al nostro pianeta in nome di puro egoismo e per ripartire con un atteggiamento diverso, rallentando e riappropriandoci quanto più possibile dei nostri tempi, di una ‘normalità’ che poi è quella propria della natura. Questo principio può essere applicato da ciascuno nel proprio piccolo, ma deve essere condiviso anche e soprattutto a livello di comunità per ottenere risultati più concreti. Vista così, il pezzo può essere considerato un po’ il nostro manifesto per questo doveroso messaggio: certo, non parla di questo, ma c’è qualcosa di intimo, di pacato, di etereo e dilatato nelle atmosfere della musica, e poi il titolo “Slow” è perfetto!”
Info
“Slow” (live version):
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Bread and Circuses (digital album):
Francesco Fravolini