Indescrivibile la gioia di Enzo Bastianelli, il proprietario del gatto che era stato erroneamente prelevato nei pressi della sua abitazione. Una delle volontarie, probabilmente spinta da un eccessivo bisogno di protezione degli animali abbandonati e maltrattati, ha scambiato il docile gatto, ben nutrito, socievolissimo e munito di collarino antipulci, per un animale randagio e malconcio. Può accadere di confondersi, quando ci si sente investiti di un ruolo delicato, appunto quello di volontario di una importante associazione come la LAV.
La triste vicenda che potrete leggere in questo precedente articolo ha suscitato commozione e sconcerto da parte dei lettori, infatti nessuno si capacitava di come fosse possibile valutare come randagio un gatto visibilmente domestico, soprattutto non ci si spiegava per quale ragione venisse trattenuto nell’appartamento della persona che lo aveva adottato e non restituito al legittimo proprietario che per molti giorni aveva tentato di riaverlo attraverso inutili appelli accorati alla LAV.
L’articolo, si sa, è sempre l’ultima spiaggia, quando non si riesce a trovare la soluzione ad un problema ed il compito di un giornalista è esattamente questo, riportare una notizia così come gli viene raccontata, avvalendosi di interviste e della raccolta accurata di documentazioni, nonché risalendo alle fonti. In questo caso, le foto mostrate dal proprietario, messe a confronto con la fotografia riportata sulla locandina affissa, che informava dello smarrimento di un micio, conferma a pieno che si tratti dell’identico animale.
Tutto è bene quel che finisce bene: lode alla LAV di Ancona che, riportando Momy a casa di Enzo, non ha fatto altro che ammettere questo piccolo sbaglio, anche se la bizzarra procedura, peraltro firmata da Enzo, riconoscerebbe il gatto come adottato. In poche parole Enzo avrebbe adottato il suo stesso micio che da anni vive con lui.
Tuttavia, al di là di questo finale originale, possiamo tranquillamente apporre una bella pietra sopra questa storia e sul suo giusto epilogo.
ELEONORA GIOVANNINI