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Arte & Cultura

Michele Riondino premiato al Magna Graecia Film Festival

Le motivazioni: «Il film riesce a coniugare una rigorosa indagine storica con una profonda umanità. È un’opera necessaria, capace di stimolare riflessioni profonde e di ispirare un cambiamento»

Michele Riondino è stato premiato alla ventunesima edizione del Magna Graecia Film Festival il 4 agosto 2024 a Catanzaro. La rassegna cinematografica, ideata e diretta da Gianvito Casadonte, con le preziose consulenze dei giornalisti cinematografici Silvia Bizio e Antonio Capellupo, è stata sostenuta dal Ministero della Cultura, Calabria Straordinaria – brand della Regione Calabria – Assessorato al Turismo, Calabria Film Commission, Comune di Catanzaro, in collaborazione con Yes Start Up Calabria e Lilt – Lega Italiana per la lotta contro il cancro. La giuria presieduta da Michele Alhaique e composta da Lucrezia Guidone, Francesco Brandi, Dino Abbrescia, Letizia Toni e Ivan Carlei ha assegnato a “Palazzina Laf” di Michele Riondino la Colonna d’oro del Brand GB Spadafora come Miglior Opera Prima con le seguenti motivazioni: «Il film riesce a coniugare una rigorosa indagine storica con una profonda umanità. È un’opera necessaria, capace di stimolare riflessioni profonde e di ispirare un cambiamento. La giuria riconosce l’audacia del regista nell’affrontare temi complessi e controversi con una sensibilità e una forza narrativa rare, e premia questo film per il suo contributo essenziale alla cultura e alla società».

Il film di Michele Riondino 

‘Palazzina Laf’ ha vinto anche il riconoscimento per la migliore sceneggiatura: «Un’opera che si distingue non solo per la sua eccellenza cinematografica – ha spiegato la giuria – ma anche per il suo profondo impatto sociale. Si tratta di un raro esempio di cinema d’inchiesta che arriva allo spettatore con intensità e immediatezza. Merito di una scrittura che offre uno sguardo acuto su questioni che rischiavano di essere dimenticate, riuscendo a mettere in primo piano le vicende umane e le problematiche sociali di un contesto che ancora oggi rimane una ferita aperta». 

Francesco Fravolini

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