Il carnevale oltre ad essere noto per i vari costumi e le varie che si possono trovare in commercio è anche ricco di maschere regionali, di origine diversa, nati sia dal teatro dei burattini che dalla commedia dell’arte, che da tradizioni arcaiche.
Vediamo di conoscere le più famose, regione per ragione.
In Abruzzo la maschera regionale per eccellenza è frappiglia, una maschera che deriva dal mondo rurale e che come elemento caratteristico ha il bastone di Sant’Antonio Abate.
Il vero nome di Frappiglia era Antonio de Sorte un contadino che cercava di risolvere i problemi degli altri e per questo oltre che di altruista aveva la fama di essere uno stregone.
Di lui si narra anche che riuscì a beffare la morte con uno stratagemma, fare testamento davanti al notaio lasciando a sé stesso il suo bene più prezioso: la vita.
La Basilicata ha maschere di tradizione arcaica e contadina, legate al personaggio di uomo selvatico.
Ad esempio durante il carnevale di Tricarico compaiono maschere zoomorfe del toro e della mucca.
Nel carnevale di Satriano ci sono gli alberi di Rumit, alberi semoventi che scendono dai boschi per invadere il paese.
I campanacci invece sono tipici del Carnevale di San Mauro Forte e di quello di Montescaglione.
In Calabra la maschera è il Giangurgolo, una maschera presa dalla commedia dell’arte che rappresenta una persona di molte chiacchiere e di grande ingordigia e fame.
Di carattere Giangurgolo è un signorotto ricco, gradasso, spaccone e spavaldo, che esige rispetto senza darlo in cambio.
Porta sul volto una maschera rossa con un naso di cartone e un cappello a forma di cono; indossa un colletto di spagnolo arricciato.