Il futuro del pianeta è a rischio e ormai tutto questo non è un mistero. La consapevolezza maturata negli ultimi tempi, e la conseguente corsa per cercare di salvare il salvabile, si stanno facendo sentire sempre di più, ma è evidente che tutto questo non basta. I risultati fallimentari della Cop25 dei giorni scorsi svoltasi a Madrid ne è la dimostrazione. E mentre ci si interroga su cosa fare concretamente, i cambiamenti climatici proseguono senza sosta, ma soprattutto in maniera sempre più evidente. Tra le tante prove che vengono fornite ogni giorni tramite i mezzi di comunicazione e le testimonianze, come quella del Lago di Pilato.
I monitoraggi che vengono fatti costantemente dall’ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini insieme in collaborazione con altri enti, tra i quali l’Università di Perugia, evidenziano come la situazione sia sempre più preoccupante. L’aumento delle temperature e dei periodi di siccità, connessi ad una diminuzione delle precipitazioni sono i problemi principali a cui il lago è esposto. Per di più si presume che la frequenza di questi fenomeni aumenti, recando gravi conseguenza a tutte le specie animali e vegetali che popolano il Parco e lo stesso lago. Specie da sempre abituata a vivere in certo tipo di temperatura, si ritrovano in un ambiente diverso, che cambia in fretta e al quale è difficile abituarsi così velocemente.
Ad esserne responsabile è proprio la mano dell’uomo. La situazione del lago dunque sembra critica, proprio per questo il ministero dell’Ambiente ha messo a disposizione un finanziamento sugli adattamenti ai cambiamenti climatici, e il Parco ha presentato a sua volta un insieme di schede progettuali con una serie di interventi strutturali volti per recuperare una situazione, che al momento può essere ancora recuperata. È giunto il momento di farsi quell’esame di coscienza nei confronti dell’ambiente, dato che fino ad oggi in molti hanno guardato dall’altra parte.
Giulia Baldini