Il suo nome è GREENCube, che sta per “MicroGREENs cultivation in a CubeSat”, ed è un satellite nano che ha portato nello spazio un orto coltivato a crescione. Il satellite è stato lanciato in orbita dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana Francese, insieme al satellite “LARES2” e ad altri cinque nano-satelliti
L’orto è davvero minuscolo, visto che misura solo 30x10x10 cm, ed è un progetto tutto italiano. Il GREENCube è stato progettato da un team composta da ENEA, dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università Sapienza di Roma, attraverso un accordo con l’Agenzia Spaziale Italiana.
L’orto è basato sulla coltura idroponica a ciclo chiuso ed è dotato di sistemi di illuminazione specifica, di controllo di temperatura e di umidità, sensori hi-tech per il monitoraggio e controllo da remoto dei parametri ambientali, della crescita e dello stato di salute delle piante. In questo modo potrà garantire un ciclo completo di crescita di microverdure selezionate negli ambienti spaziali e tutti i dati raccolti saranno inviati sulla Terra.
Come ha spiegato Luca Nardi, di ENEA:
“La ricerca spaziale si sta concentrando sullo sviluppo di sistemi biorigenerativi per il supporto alla vita nello spazio. Le piante hanno un ruolo chiave come fonte di cibo fresco per integrare le razioni alimentari preconfezionate e garantire un apporto nutrizionale equilibrato, fondamentale per la sopravvivenza umana in condizioni ambientali difficili”.
Fondamentale per la sopravvivenza umana in condizioni ambientali difficili. Forse una ricerca che ci servirà molto prima di quanto pensiamo e senza la necessità di andare nello spazio.