Sembra strano, ma l’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia per quanto riguarda lo studio delle emissioni solari. L’Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi al mondo che possiede una rete di radiotelescopi in grado di lavorare in maniera coordinata.
Posizionati in Emilia Romagna, Sicila e Sardegna, con la gestione affidata all’INAF di Bologna e Cagliari, questa rete di radiotelescopi è al lavoro da anni sul progetto Sundish, coordinato dall’astofisico Alberto Pellizzoni. Il progetto ha prodotto diverse osservazioni congiunte nelle onde radio di un sorgente vicinissima, ma poco monitorata fino ad ora da questo punto di vista: Il Sole.
Su Questo progetto, e questo sistema di monitoraggio radio del sole, è stato scritto un articolo sulla rivista “Solar Physics”. Un articolo nel quale sono stati svelati dettagli dei ricevitori e dei software appositamente creati per l’analisi dei dati solari. Oltre al fatto di aver mostrato le 170 immagine prodotte dalle antenne italiane (Quelle al lavoro sono le antenne di Medicina e il Sardinia Radio Telescope).
Come ha poi spiegato lo stesso Pellizzoni:
“Ad oggi siamo i primi e per ora gli unici a osservare il Sole alle frequenze radio nell’intervallo tra 18 e 26 GHz, e quindi siamo in grado di poter ottenere informazioni fisiche in una regione dello spettro elettromagnetico cruciale, ma al momento poco utilizzata per gli studi solari per via delle difficoltà osservative in questa particolare banda radio. Per la prima volta è stato possibile misurare la temperatura del Sole in questa banda. Inoltre studiare il Sole a queste frequenze ci fornisce informazioni preziose, non solo per capire meglio come funziona la nostra stella, ma anche per contribuire a sviluppare metodi per prevedere i suoi comportamenti più violenti”.