Ha creato stupore e anche esagerata apprensione lo spettacolare assembramento di libellule osservato nei cieli di alcuni quartieri di Torino a inizio agosto. Si sono sprecati titoloni più o meno allarmistici e commenti apocalittici sui giornali e sui social. Articoli e commenti che ormai si ripetono da qualche anno visto che in Piemonte è il quarto caso in 5 anni, sempre nel mese di agosto. Molti si dicono preoccupati e si parla di “invasione”, “zone colpite” come fossero piaghe bibliche ma è davvero così?
Facciamo chiarezza: le libellule in questione si chiamano Anax ephippiger, specie fortemente migratrice che si sposta in grandi sciami dalle aree riproduttive del Nordafrica disperdendosi verso Nord in varie zone d’Europa. La specie si riproduce anche in Italia e Svizzera, ma in maniera localizzata, perciò è improbabile che questi individui siano nati in Europa. Queste libellule cacciano solitamente in gruppo con voli di caccia tipici a zig zag. Alcuni gruppi sono stati visti in movimento anche in Valle Stura (provincia di Cuneo) e in provincia di Savona.
C’e’ da preoccuparsi per queste “invasioni”? Direi di no: innanzitutto sono animali innocui per l’uomo e, anzi, grandi predatrici di insetti tra cui le zanzare; inoltre le libellule un tempo erano numerosissime nelle nostre campagne ma l’agricoltura intensiva le ha fortemente ridotte quindi un loro aumento potrebbe essere un fattore positivo. La ripetitività di queste invasioni, documentate sporadicamente già dalla seconda metà dell’Ottocento, potrebbe essere dovuta ai cambiamenti climatici ma anche a un aumento delle popolazioni di determinati areali in seguito a miglioramenti ambientali o a eventi irruttivi ciclici legati alla disponibilità alimentare, come accade, tra gli uccelli ai Beccofrusoni; sono però ancora pochi gli studi a riguardo.
Daniele Capello
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