Era stata aperta al pubblico il 10 ottobre 2019 e doveva rimanere nei saloni di Palazzo Braschi a Roma sino al 15 marzo scorso, ma, sette giorni prima del previsto, il decreto del Consiglio dei Ministri, che imponeva il lockdown per contenere il propagarsi del Covid-19, l’aveva “congelata” impedendo non solo la fruizione delle opere ma anche la loro restituzione ai prestatori nazionali e internazionali. Il successo, sino a quel momento, era stato strepitoso con presenze record di 145mila visitatori, tra cui molte scolaresche. Il silenzio era, così, caduto sugli splendidi marmi delle oltre 170 opere di Canova e di alcuni artisti a lui coevi nonostante, in occasione del 2773° Natale di Roma, le porte digitali delle sale fossero state aperte per una visita virtuale grazie all’adesione dei Musei in Comune all’iniziativa #lamostraincasa e ai tanti appuntamenti reperibili in #laCulturainCasa.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia e organizzata con Zètema Progetto Cultura, è stata realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca e con Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno. Dal 19 maggio, grazie al solidale contributo dei Musei prestatori, il Museo di Roma, tra i primissimi, ha deciso di “ripartire” con tutte le misure di sicurezza previste offrendo al pubblico la possibilità di assaporare sino al 21 giugno prossimo una visita quasi privata e sicuramente unica.
L’esposizione racconta in 13 sezioni (1779: Canova a Roma, La nascita del nuovo stile tragico, Canova e la Repubblica romana, Ercole e Lica, I Pugilatori, Il teorema perfetto: Antico e Moderno a confronto, Canova e l’Accademia di San Luca, Canova, Ispettore delle Belle Arti, Canova e i busti del Pantheon, Ultime opere per Roma, Lo studio di Canova, La Danzatrice, Morte e glorificazione) l’arte di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) ripercorrendo gli itinerari compiuti dallo scultore alla scoperta di Roma, sin dal suo primo soggiorno nella città in cui rimase per quasi tutta la vita tranne brevi momenti nei luoghi natii e all’estero.
Tra le opere, solo per citarne alcune, annoveriamo, il Genio della Morte, Amorino alato, presentata come amava lo scultore ossia mentre gira affinché possa essere ammirata da più angolazioni e per cogliere i preziosi giochi di luce, la Maddalena penitente con la sua intrinseca sensualità, l’Autoritratto, la Danza dei figli di Alcinoo, Napoleone Primo Console, fino al gran finale con la Danzatrice con le mani sui fianchi, immagine perfetta e preziosa di grazia, eseguita per la prima moglie di Napoleone.
Inoltre, attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche, lungo il percorso espositivo viene rievocata la calda atmosfera a lume di torcia con cui l’artista, a fine Settecento, mostrava le proprie opere agli ospiti, di notte, nell’atelier di via delle Colonnette.
Così anche grazie all’Eterna bellezza di questa mostra rifioriscono le attività e le iniziative culturali, messaggi di speranza, che ci fanno presagire o almeno illudere che il brutto sia alle nostre spalle.
Bruna Fiorentino