La gerarchia in base alla potenza economica dei vari Paesi nel mondo, non è valsa molto nella lotta contro il coronavirus: un esempio lo è il Portogallo. A differenza delle più blasonate Francia, Spagna, Italia e Gran Bretagna che stanno riscontrando grandi difficoltà nella gestione dell’emergenza, si sta dimostrando più forte. Infatti, almeno finora, Lisbona è riuscita a resistere al Covid-19 per merito del tempismo con cui il premier socialista ha messo il paese in lok-down in pochissimo tempo.
Infatti il tasso di mortalità in Portogallo è inferiore al 3%, contro il 10 della Spagna e il 13% dell’Italia.
“Dobbiamo restare prudenti. I risultati sono buoni ma non si può abbassare la guardia”, ammonisce la ministra della Salute Marta Remido. Però nonostante la prudenza del governo, si può dire che l’aria che si respira è di scampata tragedia, dato che l’età media del Paese è altissima, sui livelli di Italia e Grecia.
L’eccezionalità del Portogallo, per gli esperti, ha una spiegazione molto semplice: la rapidità con cui l’esecutivo ha messo in quarantena il Paese, lasciando peraltro aperte anche molte fabbriche, quindi evitando di bloccare totalmente l’economia.
Il premier Costa, a differenza di capi di governi di altri Paesi, ha fatto tesoro dei problemi che vedeva sorgere a Roma e Madrid e già il 16 marzo ha chiuso le scuole, quando i contagi erano appena 200 (Roma l’ha fatto solo superata quota 2.500).
Il merito va anche all’autodisciplina dei lusitani. “In questi casi serve patriottismo”, ha detto il leader dell’opposizione Rui Rio che ha garantito una tregua e accettato senza batter ciglio diverse misure prese dal governo. Un’altra nota di merito che dovrebbe far riflettere a chi pensa all’orientamento politico anche quando muoiono migliaia di persone, pur di far propaganda.
Riccardo Pallotta