Parliamo di messaggistica, facciamolo senza perdere la calma, perché lo sappiamo bene che questo genere di comunicazione, in apparenza comodo, veloce, incisivo, in realtà è per molti un vero incubo, come se qualcuno ci incontrasse costantemente per tutta la giornata, dal bar alla piazza della città, dalla fermata dell’autobus al ristorante, fino al parcheggio sotto casa.
L’effetto del vocale è questo, un’ombra incessante dietro di noi, invasiva e ineliminabile. Per questa ragione vi sono persone che rinunciano a whatsapp, avendo ben compreso il suo lato più fastidioso, ovvero la petulante notifica e la costrizione ad ascoltare vocali il più delle volte eccessivamente lunghi. Venti minuti o più di vocale diventano un’impresa impossibile, anche se stiamo sul divano o se ci stiamo annoiando a morte e cerchiamo un’occupazione momentanea. La lunghezza dei vocali, perfino nei casi di persone molto tolleranti, genera per forza problemi sia psichici che fisici, probabilmente di postura, di inefficienza del tono muscolare, disturbi cardiaci, ronzii alle orecchie. Se poi quel vocale di trenta minuti è offensivo, perché chi ci sta inviando i suoi pensieri è arrabbiato, ce l’ha con noi, allora siamo obbligati ad ascoltare tutto ingoiando l’ansia, la rabbia, lo sconforto, fino all’ultimo secondo, senza nel frattempo poter rispondere animatamente. Se invece al posto del vocale riceviamo le stesse cose per iscritto, dobbiamo fermarci se stiamo guidando, uscire insaponati dalla doccia rischiando rovinosi scivoloni , bruciare il sugo, per leggere il papiro in agguato e “sparato” oltretutto attraverso più invii. Ciò significa che se un lunghissimo messaggio viene ripartito con dieci invi di seguito, il nostro telefono impazzisce di notifiche inutili. Siano essi scritti o vocali, sarà pure comodo questo sistema di comunicazione, ma la classica telefonata, ormai in lenta estinzione, assicura senza dubbio una piacevolezza insostituibile, dove contano i sorrisi, la fermezza, il confronto sincero, il tono inequivocabile della voce, l’impossibilità di riutilizzare i contenuti come prove e strumenti di ritorsione. Al di là di ogni ironia in merito a questa diffusissima forma di schiavitù, siamo purtroppo quasi tutti convinti di non poterne fare a meno, come di non riuscire a rinunciare più a tutto il sistema di comunicazione definito all’avanguardia , all’interno del quale, tuttavia, riusciamo a fare tutto tranne che a comunicare davvero.
Eleonora Giovannini