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L’editore che dice No all’Intelligenza Artificiale

La nuova clausola a tutela del copyright.

Con una notizia ANSA del 22 ottobre 2024 si dà menzione di una nuova politica a tutela dei diritti d’autore messi a dura prova con l’avvento della cosiddetta “Intelligenza Artificiale”. Al di là di certi innegabili benefici, per lo più legati alla catalogazione di dati e produzione di testi, ci sono altrettanti rischi. Ed infatti l’editore di libri “Penguin Random House” è sceso in campo con una nuova politica aziendale al fine di “proteggere le opere dei suoi autori dall’uso non autorizzato da parte delle piattaforme di intelligenza artificiale”. 

Ciò premesso passiamo a considerare ciò che materialmente è stato fatto a tal fine. Seguendo le linee tracciate dall’ANSA “la società – secondo un’indiscrezione del sito The Bookseller – ha modificato la pagina del copyright di tutti i suoi libri”. In buona sostanza, sarebbe stata aggiunta una “clausola con la quale si vieta espressamente l’utilizzo dei testi per l’addestramento di sistemi di IA”. Infatti al di là dell’altisonante nome scelto, Intelligenza Artificiale per l’appunto, dietro a qualsiasi opera cosiddetta dell’ingegno, si trova sempre una mente umana che crea. 

Questo significa che la creazione di un certo stile che contraddistingue l’autore di un’opera implica necessariamente un essere umano. Mentre i sistemi di IA possono solo imitare; ne è prova il fatto che si cercano anche addestratori di IA che sono necessariamente esseri umani. La cosiddetta “Intelligenza Artificiale” quindi non può che imitare ed essere addestrata da menti umani capaci.

Ma tornando alla clausola di cui sopra sembra che questa sia la dizione utilizzata: “Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta in alcun modo allo scopo di addestrare tecnologie o sistemi di intelligenza artificiale”. Una formula quindi che l’editore, potremmo dire, in controtendenza, includerà in tutti i nuovi titoli e in quelli più vecchi che saranno ristampati. La ratio che sta alla base è intuibile. Se i sistemi di I.A., per poter produrre testi, hanno bisogno di essere addestrati tramite opere ben scritte, tutte protette dal copyright, il rischio, della violazione dei diritti d’autore è altissimo se non certo.

    Ed i effetti, parafrasando quanto riportato nell’ANSA, sono “molti gli autori e le case editrici a temere che l’IA possa essere utilizzata per creare opere derivate senza il loro consenso, violando così i loro diritti d’autore. Una questione molto delicata questa che si sta profilando connessa ai diritti di paternità delle opere dell’ingegno, dei diritti di sfruttamento economico e royalties annesse.   

Di Maria Teresa Biscarini

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