Von Hagens, anatomopatologo polacco naturalizzato tedesco e professore dell’Università di Heidelberg, è probabilmente l’artista più amato e contemporaneamente più contestato del nuovo millennio; criticato da molti per il dubbio gusto delle sue “opere d’arte” dal taglio sinistro e macabro, e ritenuto da altri un vero genio nel campo della scienza medica, è stato il primo a trasformare un cadavere in un pezzo museale attraverso la complessa tecnica della plastinazione (messa a punto nel 1977).
La sostituzione dei liquidi del corpo umano con polimeri di silicone, ha permesso a Von Hagens di plastinare i cadaveri mantenendo i colori dei muscoli inalterati e di realizzare delle sculture artistiche con dei capolavori anatomici assolutamente impeccabili; alla base di questa idea certamente un fine didattico e un sogno da realizzare: creare il più grande museo dell’uomo inseguendo una passione nata in tenera età.
Fu, infatti, proprio il lungo periodo infantile passato in ospedale per curare l’emofilia, che fece avvicinare e appassionare Gunther all’anatomia.
Nell’esposizione, organizzata in più di cinquanta città (comprese Roma e Milano), è fin da subito evidente l’attenzione al posizionamento dei corpi e dei muscoli; le preparazioni anatomiche ricalcano gesti della vita quotidiana, celebri opere d’arte (si veda “Il Discobolo”), o prestazioni atletiche: dal tennis al basket, dalla danza all’equitazione, passando per la musica e il gioco delle carte.
In un primo momento la mostra ha suscitato non poche polemiche, soprattutto in chi vedeva nell’operato «dell’eccentrico anatomopatologo» lo scempio della dignità umana, accusa che gli valse addirittura l’appellativo di “Dottor Morte”.
Moltissime sono state anche le cause legali (vinte) che Von Hagens ha dovuto fronteggiare a partire dal 2002, soprattutto perché accusato della compravendita di cadaveri (non donati spontaneamente all’IFP come l’artista sosteneva).
La commissione parlamentare del Kirghizistan investigò soprattutto sulle notizie di centinaia di cadaveri ricevuti da prigioni e ospedali psichiatrici e sulla società Ltd (Von Hagens Plastilation), con sede nella Repubblica cinese, definita come «una catena di montaggio atta a scuoiare membra».
Sta di fatto che ogni visitatore, all’uscita dalla mostra (visitabile al costo di quindici euro), è libero di firmare un documento per donare il proprio corpo (chiaramente dopo il decesso), e magari diventare, in un futuro prossimo, una salma dal valore di oltre settantamila euro; attualmente sono oltre quattromila le persone che hanno firmato “l’incriminato” modulo.
Scempio della dignità umana? Metodo per studiare la vita terrestre? Antidoto per esorcizzare la paura della morte? O semplicemente mostra a carattere medico e divulgativo per illustrare il naturale ciclo della vita?
Il dibattito, dopo ormai diversi anni dalla comparsa di Von Hagens, resta ancora aperto.
Ambra Belloni