di
Marino Ceci
I gioielli dell’oreficeria sarda, straordinari tesori dalle più svariate fogge, sono strettamente legati ai costumi, che integrano e completano da un punto di vista decorativo, funzionale e apotropaico.
Le conoscenze relative agli usi ornamentali dell’uomo preistorico in Sardegna sono sempre più ricche. Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce numerosi reperti, che consentono di stabilire tipologie, tecniche di lavorazione e provenienza dei materiali.
Ad esempio, l’ornamento individuale assume la funzione di segnalare, all’interno del gruppo sociale di appartenenza, i carattere distintivi di chi lo indossa da correlare al ruolo sociale, al sesso, alla condizione e all’età del possessore. Così la collana con zanne di cinghiale dalla necropoli di Is Calitas (Soleminis) apparteneva a un individuo maschio adulto, che svolgeva un ruolo, forse cacciatore, diverso rispetto al possessore della collana dalla necropoli di Anghelu Ruju (Alghero) con canini di volpe, forse sciamano.
Ornamento prezioso in Sardegna dal Paleolitico all’Alto Medioevo
Le suggestive descrizioni degli abiti sardi ad opera dei numerosi viaggiatori che nell’Ottocento hanno visitato l’Isola si accompagnano sempre a quelle dei monili che li accompagnano. Si presenta quindi un quadro chiaro e particolareggiato dell’attuale situazione economica e produttiva del settore dell’oreficeria in Sardegna, tramite un capillare monitoraggio delle aziende e delle botteghe oggi attive – divise fra produzioni legate alla tradizione e sperimentazioni legate al contemporaneo, numerose e diffuse su tutto il territorio, come suo tratto distintivo.
La Filigrana Sarda ha origini antichissime, si è scoperto infatti, che questa tecnica di lavorazione dei gioielli risalga addirittura al III Millennio a.C. inizialmente nata nell’Egeo e in seguito diffusa in tutto il mondo oriente compreso.
Secondo la leggenda erano le Janas a tessere i fili dorati sotto la luce della luna nei loro magici telai.
Così la Filigrana Sarda è un orgoglio della Sardegna, grazie al suo fascino immortale e le sue trame delicate e preziose. La Filigrana Sarda è raffinato artigianato capace di raccontare la storia dell’Isola dentro piccole spirali di rara bellezza e splendore.
Nell’Isola la Filigrana Sarda ha il suo carattere identitario già nel ‘400 ma si afferma definitivamente nel ‘500 in seguito ad un periodo di pace dopo la fine della conquista della Sardegna da parte degli aragonesi. E’ in questo periodo che ritroviamo per la prima volta la dicitura “gioielli realizzati col fil y grana” per via dell’utilizzo particolare dei granelli. La tecnica di lavorazione della Filigrana Sarda si propaga e si sviluppa nei secoli ereditando il meglio dallo stile antico proveniente da altre culture del Mediterraneo e partorendo un caratteristico prodotto locale ancora oggi famoso in tutto il mondo.
La maestria e la complessa abilità di lavorare la Filigrana Sarda è un talento custodito dalle generazioni di artigiani che ancora oggi adoperano le mani per creare i magnifici gioielli caratteristici Sardi. Anticamente la Filigrana d’oro veniva affiancata da quella d’argento con la quale si creavano delle repliche dei gioielli in modo da renderli accessibili a tutti. Ai metalli si accompagnano le pietre, durante il rinascimento i gioielli acquisiscono un significato che va oltre il puro valore ornamentale.
Anticamente, la Filigrana Sarda si impreziosisce con il corallo che simboleggia l’Acqua, l’ossidiana che rappresenta la Terra, il cristallo con cui anticamente si pensava fossero costituiti cielo e luna per l’Aria, mentre l’oro rappresentava il Fuoco.
I gioielli erano anche all’epoca soggetti alla moda. Così le donne dei ceti sociali alti cedevano i loro gioielli non più di tendenza comune alle loro domestiche, entrando a far parte del corredo delle giovani ragazze di paese che regalavano una nuova vita ai gioielli. Ed è proprio negli ambienti rurali, ricchi di usi, consuetudini e credenze, che le opere acquistano significati simbolici capaci di scandire le fasi della vita dalla nascita alle nozze fino alla morte. Quando i gioielli infine, diventavano desueti anche presso i ceti più bassi, conoscevano nuova vita sotto forma di amuleti.
La Filigrana Sarda diventava così un legame con il mondo soprannaturale, in grado di proteggere da sguardi malevoli e dagli spiriti del male.
La bottega Patteri
Libero Patteri, classe ’46, racconta che all’età di 11 anni si affacciò per la prima volta come piccolo apprendista nel laboratorio di suo zio, il quale a sua vota aveva appreso l’arte dal padre, e ora la insegnava a suo nipote. Era il talento di famiglia tramandato soltanto così, dentro la parentela più stretta. “Lavoro alla maniera antica nella mia bottega, senza stampi e microfusioni varie. L’esperienza, maturata in seguito allo studio e alla ricerca e alla quale hanno contribuito le esperienze a Valenza Po e a Cagliari, l’ho appresa maggiormente in famiglia, l’unico posto dove mi venivano rivelati i veri segreti dell’arte orafa…” racconta Patteri.
Libero Patteri è un filigranista della vecchia scuola che crea gioielli in sintesi originale tra tradizionale e moderno. I lavori di Libero sono eseguiti esclusivamente a mano. Con lui, sua moglie Rosa realizza gioielli dall’età di 17 anni quando iniziai, insieme a Libero, a realizzare i gioielli della tradizione e non; ero libera di creare gioielli con la mia fantasia e sensibilità, trasmettendo oggi la stessa passione e maestria al figlio Mattia. L’arte nutrita dalla passione ma anche dal focolare domestico.