di
Marino Ceci
I fuochi di Sant’Antonio Abate e San Sebastiano consistono in un rituale antico che affonda le sue radici nella tradizione pagana della Sardegna più arcaica, in cui il fuoco rivestiva un ruolo importante nella simbologia religiosa, insieme agli altri quattro elementi alla base dell’universo: l’aria, la terra e l’acqua.
E’ così che questo simbolo diventa fulcro delle celebrazioni per i santi Antonio Abate e Sebastiano con i tradizionali fuochi in piazza che si tengono il 16/17 e 19 gennaio a Dorgali e Cala Gonone.
Sant’Antonio Abate, detto anche sant’Antonio d’Egitto o sant’Antonio del Fuoco, muore nel deserto della Tebaide, proprio il 17 gennaio del 357. Egli era un eremita egiziano che fondò, secondo la tradizione, il monachesimo cristiano e il suo legame col fuoco è messo in relazione al fatto che egli avesse rubato all’Inferno una scintila ilncandescente per donarla agli uomini.
A Dorgali, la tradizione del fuoco in piazza come rito pagano e poi cristiano, con Teodosio nel 319, è già presente nei documenti risalenti alla seconda metà del XIX secolo, quando però, assume già tutti i connotati della nuova religione dominante che si è impadronita definitivamente di gran parte della simbologia pagana.
Il 17 gennaio si organizza il fuoco di Sant’Antonio presso la piazza dell’omonima chiesa rionale.
Il 19 gennaio si allestisce il fuoco di San Sebastiano, presso la piazza di Santa Caterina a Dorgali. in questa occasione anche altri quartieri accendono nelle piazze i loro fuochi “purificatori” che illuminano il paese per tutta la notte.
Il rito vuole che si faccia ardere “su romasinu”, ossia una montagna alta fino a 6 metri di frasche e sterpaglie profumate (cisto e rosmarino) raccolte nelle campagne vicine. In cima viene sistemata la croce di arance che i più giovani possono andare a prendere arrampicandosi appena le fiamme hanno iniziato a bruciare la base, sfidando il pericolo. Questo è la dimostrazione di coraggio per impropiziarsi il buon auspicio per la rigida stagione invernale.
In occasione delle feste di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) e di San Sebastiano (19 gennaio), il “priore” (l’organizzatore) incarica alcune donne del vicinato o della immediata parentela di fare in casa alcune forme di pistiddu, perché sarà il dolce principale da servire il giorno del fuoco a tutti gli invitati, assieme a un buon bicchiere di vino rosso cannonau.
Ad addolcire la festa il “pistiddu”, il dolce dorgalese. Consta di due sfoglie di pasta frolla, detta “pasta de tzambella“, o di semola con strutto la”pasta suitta“, separate da uno strato di marmellata di vincotto e scorza di arance. Il nome del dolce deriva proprio dal ripieno, denominato in sardo “su pistiddu. Il tutto presentato in forma circolare a perimetro spezzettato che dà al dolce una praticità di consumo e le decorazioni floreali o geometriche che riprendono simbologie artistiche della tradizione dorgalese.
Il rito del Fuoco di Sant’Antonio nella data del 16 gennaio, si celebra non solo a Dorgali, ma anche in numerosi altri centri della Sardegna, come Aritzo, Bolotana, Bosa, Desulo, Budoni, Bolotana, Escalaplano, Nuoro, Orosei, ed Ussassai.