Miti e leggende da ogni epoca da tutto il mondo
L’idea che la nostra sia l’unica galassia esistente è stata abbandonata già da tempo: secondo gli studiosi infatti ce ne sarebbero almeno altri 100 miliardi. La “nostra vicina di casa” è stata chiamata Andromeda, e dista circa un paio di milioni di anni luce.
Probabilmente la nostra galassia si è formata tra i 12 e i 15 miliardi di anni fa, arrivando ad ospitare 200 miliardi di stelle, più il nostro Sistema Solare, senza contare ammassi e nebulose. La Via Lattea è riconoscibile di notte come una scia di stelle luminose: questo ha portato l’uomo a fantasticare sulla sua nascita, nonché a provare ad unire quella miriade di punti bianchi, dando vita a simboli e creature utili alla narrazione dei suoi racconti.
La mitologia greca
Mito della nascita di Ercole
La mitologia greca ci racconta che “la striscia bianca nel cielo” sia la conseguenza della nascita di un figlio illegittimo. Zeus, capo di tutti gli dei, forte e sicuro di sé, venne rapito dal fascino di una mortale e tradì Era.
Dalla loro unione nacque Ercole. La legittima moglie di Zeus, indignata, tentò di uccidere il bambino, ma venne fermata dal marito. Una notte, il capo di tutti gli dei approfittò del riposo della dea attaccando il piccolo al suo seno per nutrirlo di latte divino, così da renderlo immortale.
Era si staccò velocemente facendo schizzare via delle gocce di latte. Quelle cadute a terra diedero vita a dei gigli, e quelle perse in cielo alla Via Lattea.
Tuttavia, il mito ha due versioni: la seconda narra che la mortale abbandonò il figlio nelle campagne e Atena, complice di Zeus, portò Era nel nascondiglio e le fece trovare il bambino che come nella prima versione, venne allattato dalla dea, originando così la Via Lattea.
Il mito di Fetonte
Il giovane Fetonte, per dimostrare agli amici le sue radici divine, strappò dal dio del Sole suo padre, il carro luminoso.
Con una guida incompetente, i cavalli impazzirono cambiando direzione, attraversando e incidendo i cieli con gli zoccoli, formando la Via Lattea.
La galassia come fiume sacro
Gli antichi Egizi vedevano la Via Lattea come il Nilo notturno su cui gli dei navigavano, mentre gli Arabi la chiamavano Nhar di Nur “fiume di luce”; in Cina era Tirn Ho “il fiume celeste” e in Giappone era “fiume argentato”.
Il mito Tanabata
La leggenda collegata al fiume argentato, narra di Orihime (la stella Vega), la bellissima figlia dell’imperatore Celeste, che tesseva e filava ogni giorno per tutto il giorno le vesti degli dei.
Un giovane e affascinante pastore di nome Hikoboshi (la stella Altair) passava da quelle parti per far pascolare il bestiame divino. L’imperatore scelse di unirli in eterno e i due si innamorarono dal primo giorno.La loro passione diventò così forte da distrarli dai loro precedenti doveri. L’imperatore furioso decise di separarli per sempre: uno su una sponda e una sull’altra. Da allora, è concessa a loro solamente una giornata all’anno da passare insieme: la notte del 7 luglio.
Il fiume serpente
In Mesopotamia la Via Lattea viene chiamata Nahru Tsiri, ovvero “fiume serpente”. Il mito babilonese narra del dio-serpente dell’acqua dolce, e della dea-drago dell’acqua salata. Il primo iniziò una battaglia contro gli dei più giovani.
Lo scontro con Marduk, fu fatale. Il giovane divise il corpo della dragonessa a metà: una parte divenne il cielo, l’altra il fondale dell’oceano, mentre gli occhi diedero origine alle sorgenti dei fiumi Tigri ed Eufrate, e la sua coda venne incollata al cielo formando la Via Lattea.
La Via Lattea come sentiero tra i vivi e i morti
Altre volte la galassia per molti diventò un “Sentiero degli Spiriti”, come per gli scandinavi, o “Strada di S. Giacomo di Compostela” per i contadini francesi. L’interpretazione da parte di alcune comunità indiane d’America, che vedevano la Via Lattea come “il cammino dei morti”: un sentiero percorso dalle anime per arrivare al mondo ultraterreno, o per tornare al mondo dei vivi per comunicare con loro.
Caterina Zoli – Time-Off