Se vi capita di visitare l’Egitto specialmente il Museo dedicato al giovane faraone Tutankhamon non potrete non notare tra i suoi oggetti (se non lo notate voi ci penserà qualche guida maliziosa a farvelo notare, tranquilli) uno strano cappuccetto in pelle di pecora.
Ebbene esso non è che un preservativo.
Ma come funzionava il sesso nell’antica civiltà egizia?
Nei testi arrivati fino a noi, specie quelli sacri scopriamo che gli atti sessuali erano descritti con termini piuttosto espliciti, mentre nelle opere letterarie profane essi erano menzionati solo con termini metaforici.
Nell’ambito figurato invece accade il contrario.
Nei contesti religiosi come tombe o templi le rappresentazioni con riferimenti sessuali espliciti scarseggiano, ritenendo la sessualità una prerogativa divina che non può essere raffigurata esplicitamente.
La sessualità comunque nell’immaginario culturale egizia era determinante, prova ne è che l’atto sessuale era riconosciuto di importanza vitale nella creazione del cosmo.
Nei testi delle piramidi il dio creatore dà origine alla sua progenie da solo mediante autoerotismo.
Ma i rapporti sessuali avevano importanza fondamentale anche nel mondo terreno, infatti ogni buon egiziano raggiunta l’età adulta aveva il compito di formare una famiglia e mettere al mono dei discendenti.
Tuttavia viste le scarse dimensioni delle case egizie il sesso non era una questione privata quindi doveva essere normale per gli adulti fare sesso in ambienti dove erano presenti anche altri membri della famiglia.
Ma l’atto sessuale non era finalizzato alla mera procreazione ma alcuni scritti illustravano una notevole varietà di posizioni atte più alla ricerca del piacere che a dei discendenti.