Le massicce eruzioni vulcaniche hanno innescato giacimenti di petrolio e carbone in Siberia e questo ha creato eventi che hanno portato al “Grande Morente” del Permiano-Triassico. Secondo i paleontologi è successo circa 252 milioni di anni fa e nel corso di appena alcune decine di migliaia di anni, il 96% di tutta la vita negli oceani e forse circa il 70 di tutta quella terrestre sono praticamente estinte.
La causa di questo disastro sembra essere l’antico vulcanismo in quella che oggi è la Siberia, dove i vulcani hanno vomitato abbastanza magma e lava in circa un milioni di anni da coprire una quantità di terra equivalenti a un terzo o addirittura la metà della superficie degli Stati Uniti.
Secondo quanto recentemente riportato da due contemporanee ricerche di gruppi separati di scienziati la causa va associata anche alla combustione portata dai depositi di petrolio e carbone del magma siberiano che ha successivamente rilasciato gas serra come anidride carbonica e metano.
Con il riscaldamento del pianeta, gli oceani assorbivano sempre più anidride carbonica e ciò ha causato l’acidificazione delle acque al punto che organismi come i coralli si sarebbero dissolti, ha spiegato Hana Jurikova, una biogeochimica dell’università di St. Andrews in Scozia che ha guidato lo studio. Questo portato alla luce grazia a dei gusci fossili di brachiopodi trovati nelle rocce in Italia che si estendono oltre il confine di estinzione.
“Per la prima volta, siamo in grado di spiegare cosa ha causato l’estinzione”, ha affermato la dottoressa Jurikova. “Se aumenti solo la temperatura, gli organismi spesso trovano un modo per far fronte. Ma il problema è che se cambi davvero la temperatura e l’acidificazione, e forse i nutrienti, è allora che i tuoi organismi non saranno in grado adattarsi”.
“La quantità di carbonio rilasciata nell’atmosfera ogni anno dalle trappole siberiane, era ancora 14 volte inferiore al tasso che abbiamo al momento”, ha detto sempre la Jurikova. “Quindi, la quantità di carbonio che bruciamo all’anno in questo momento è molto più alta che durante la più grande estinzione avvenuta nella storia terrestre. Voglio dire, è incredibile vero?”.
Proprio questa riflessione della dottoressa dovrebbe farci riflettere sull’importanza di questo studio anche in chiave futura.
Riccardo Pallotta