Resti romani nell’entroterra Umbro lungo l’antica via Flaminia
I luoghi d’antica origine possiedono un fascino speciale. Sono sopravvissuti ai secoli e hanno cambiato destinazione d’uso nel corso di essi, caricandosi di nuovi significhi che si sono aggiunti ai precedenti. Tra questi spiccano soprattutto le necropoli, luoghi del silenzio che spingono alla riflessione e alla suggestione e sono popolati da ombre e ricordi. Tra di essi troviamo in Umbria la necropoli pagana sita nel comune di Massa Martana, in provincia di Perugia. L’antica via Flaminia attraversa in pieno il territorio del comune ed è all’origine della storia della città stessa, oltre che dei suoi antichi luoghi di sepoltura. Pare infatti che in epoca romana l’abitato nacque da una stazione di posta collocata proprio lungo questa importante arteria. Risulta infatti più volte menzionata dalle iscrizioni antiche rinvenute in loco una “statio ad Martis”. Questa rappresentando un punto di aggregazione lungo l’asse viario diede ben presto origine al “vicus Martis”. Il periodo di decadenza dell’Impero Romano condusse al declino delle stazioni di posta e di tutte quelle cittadine che sopravvivevano principalmente sfruttando il via vai lungo l’efficiente rete stradale romana. Questo ha comportato per il vicus ad Martis un lento declino, acuito anche della vicinanza della via Flaminia stessa che ha comportato la sua esposizione al saccheggio in concomitanza delle invasioni e delle guerre nel periodo tardoantico e altomedievale. A seguito di questi eventi la popolazione dell’abitato che sorgeva presso la via si è rifugiata nelle limitrofe alture dando origine ad un nucleo fortificato a scopo difensivo che rappresenta la prima radice dell’attuale centro storico di Massa Martana. Le necropoli pagane, disseminate nelle rupi circostanti l’importante arteria e presso il fosso di Massa, servivano le esigenze funerarie del centro e risultano ancora ben conservate allo stato attuale. Si compongono di ambienti scavati nella roccia e tendono a collocarsi approssimativamente tra il II-III secolo d.C. Rispondono alla tipologia sepolcrale del “colombario”, caratterizzata da tante piccole nicchie poste su file parallele e volte a riempire pressoché interamente le pareti dell’ambiente. Queste rappresentavano il lungo di collocazione di tante urne funerarie e rispondevano all’esigenza di creare ambienti in grado di ospitare tante sepolture sfruttando al massimo lo spazio dell’aula sepolcrale. Le nicchi della necropoli di Massa Martana misurano all’incirca 20-25 cm di lato per 30 cm di profondità e hanno una diversa conformazione in relazione alla loro collocazione geografica. Mentre quelle presso Castel Rinaldi sono perfettamente allineate le une con le altre ed hanno il margine superiore arcuato, nell’aria della rupe di Massa Martana sono posizionate a scacchiera, hanno un’apertura rettangolare e internamente tendono ad allargarsi attraverso una leggera strombatura. Di questi colombari ipogei presso il comune ne sono stati individuati circa 18 (diffusi tra le località di Massa Martana, Caciaro, Ponte e Castel Rinaldi), sono costituiti da un ambiente di dimensioni ridotte (8-10 metri di lunghezza per 3-4 metri di altezza) e risultano difficilmente raggiungibili per la loto impervia collocazione. Molti di essi restano ancora parzialmente interrati e attendono di essere riportati alla luce attraverso un’adeguata indagine archeologica. Iscrizioni antiche sono incise sulle pareti di molti di questi ambienti, si ipotizza una loro origine medievale, forse legata ad un reimpiego che questi luoghi hanno avuto in tale periodo. A favorire la creazione di ambienti ipogei per le sepolture è stata senza dubbio la stessa conformazione geografica del territorio caratterizzata da pendii boschivi, rupi ed alture. Allo stato attuale questi siti funerari risultano ancora poco indagati, attendono dunque di essere interessati e valorizzati da un’adeguata indagine archeologica.