Tra i vari fatti di cronaca più noti della cronaca nera americana vi è senza dubbio quella di Jeffrey Dahmer, conosciuto anche come cannibale di Milwakee o mostro di Milwakee resosi colpevole dei più efferati crimini.
I suoi genitori sono sposati da poco quando lui viene al mondo, suo padre è un chimico di lontane origini tedesche e gallesi, dal carattere freddo e distaccato poco attento all’emotività altrui, la madre invece emotiva lo è fin troppo sempre pronta a lamentarsi e ad autocommiserarsi, ha paura di essere trascurata e pretende una considerazione senza limiti.
La sua nascita porta una tregua nei litigi tra i genitori ma questa tranquillità dura poco, i conflitti tra i coniugi riprendono quasi subito e tolgono al piccolo Jeffrey le attenzioni che un bambino della sua età meriterebbe
All’età di 4 anni il piccolo viene operato di ernia e quando si sveglia dall’anestesia sente un dolore molto intenso all’altezza dell’inguine, ma a parte questo la sua infanzia è tranquilla fino al compimento del sesto anno di età, poi i genitori si trasferiscono in Ohio e lì il carattere di Jeffrey cambia.
E’ un bambino solitario e spesso quando deve andare a scuola comincia a piangere, tuttavia ogni tanto gioca con dei compagni ad esplorare i dintorni.
A 6 anni sviluppa la passione per gli animali, soprattutto gli insetti e cresce anche la voglia di scoprire come sono fatti dentro.
Nel frattempo la madre è sempre più instabile e comincia a fare uso di molti medicinali alzando progressivamente le dosi, mentre il padre è sempre più assente per lavoro.
La nascita di un fratellino non migliora però la salute della madre e Jeffrey comincia a darsi la colpa dei suoi malesseri.
A 14 anni il ragazzo comincia a bere, l’alcool è l’unica cosa che dà sollievo al suo vuoto interiore e contemporaneamente al vizio del bere inizia a a sezionare animali morti estraendone gli organi che conserva sotto formaldeide.
Da grande verrà arrestato in diverse occasioni per esibizionismo, molestie sessuali su minori, ubriachezza molesta e atti osceni.
Poi comincerà anche ad uccidere: si aggira per locali gay della città e avvicina giovani di colore o ispanici invitandoli a casa col pretesto di foto dietro compenso o per rapporti sessuali ma invece le vittime vengono drogate e fatte a pezzi.
La perizia dirà che è un omosessuale, necrofilo, feticista e cannibale e lo condannerà a 15 ergastoli per un totale di 936 anni.
Verrà ucciso nel 1994 da un detenuto di colore che convinto di essere figlio di Dio lo colpirà alla testa con una sbarra uccidendolo all’istante.