È in uscita il 21 aprile 2023 su tutte le piattaforme digitali, per l’etichetta La Stanza Nascosta Records
‘Controluce siamo tutti uguali’ è in uscita il 21 aprile 2023 su tutte le piattaforme digitali, per l’etichetta La Stanza Nascosta Records. È l’esordio discografico di Jacopo Lorenzon. Sono dieci brani per un indie-pop diafano e impalpabile, con un accompagnamento cantato volutamente sommesso che sembra quasi provenire, come in teatro, dalla buca del suggeritore, adombrando disegni esistenziali in nuce, volutamente inconclusi. Bozzetti introspettivi dichiaratamente embrionali, nei quali la linea melodica sembra scorrere surrettiziamente, affiorando a tratti, a volte come una reminiscenza, a volte come una epifania. Con Jacopo Lorenzon vogliamo conoscere le peculiarità delle sue canzoni e, più in generale, le differenze della musica.
Perché scegli questo genere musicale?
«Ho sempre scritto in modo istintivo, senza fermarmi a pensare a un particolare genere musicale. Credo che il risultato sia inevitabilmente frutto degli ascolti che mi hanno sempre accompagnato: scrivendo queste canzoni ho provato a esprimere qualcosa di me nella forma che riconosco a me più simile, magari anche inconsapevolmente».
Cosa rappresentano, nel disco, le contraddizioni?
«Un filo conduttore, innanzitutto. Una caratteristica che accomuna ogni brano. I testi non hanno volutamente una singola chiave di lettura: ogni canzone può essere interpretata in più modi, anche opposti. Si parla di volere e non volere, vicinanza e distanza. Speranza e rassegnazione. Vita e morte, anche. Sono sensazioni sempre presenti e che sempre si alternano a seconda dei momenti. Agli antipodi, ma che non si negano a vicenda e che quindi contribuiscono a definire chi siamo. E raggiungere questa consapevolezza aiuta a far pace con loro, con le proprie contraddizioni».
Quali sono le dissonanze della generazione irrisolta?
«Non penso certo di poter parlare a nome di una generazione, per quanto quella a cui appartengo di dissonanze ne abbia diverse, a mio parere. Quello che posso provare a fare è fare i conti con le mie, di dissonanze. Individuarle, isolarle e cercare un modo di raccontarle. E chissà, forse qualcuno potrebbe riconoscere le proprie, in quei brani. Siano anche completamente differenti dalle mie».
Francesco Fravolini