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Ambiente & Società

Istruzione scolastica sotto processo

by Bruno Cimino

Inutile girare introno alle parole o nascondersi nei trucchi che la politica ci propina, incluse le divisioni tra favorevoli e contrari in funzione delle prossime elezioni per capire con chi parteggiare al fine di prendere qualche voto elettorale in più: la situazione nelle scuole scolastiche è drammatica.

Tra le oramai inaccettabili situazioni volute dalle riforme emerge la quasi impossibilità di bocciare, l’assurda evidenza che i ragazzi stanno frequentando una scuola che li condanna a non avere un futuro certo perché basata sulle competenze e non più oramai, ahimè, sulle conoscenze.

Molti Istituti, specialmente tra quelle primarie e secondarie, sembrano essere diventati parcheggi di figli, nei corridoi circolano psicologi, infermieri, bidelli, alcuni dei quali con patentini di primo soccorso (obbligatori anche se non per tutti gli insegnanti). I programmi scolastici sono stati portati all’osso, alunni e studenti si esprimono all’interno delle strutture provocando atti vandalici, e manifestando atteggiamenti insolenti nei confronti degli insegnanti, spesso avendo dalla loro parte genitori pronti a denunciare qualunque autorità scolastica che si permette di accusare per qualsivoglia motivo il proprio figlio.

Di situazioni inaudite, incluso il dramma del bullismo che è una delle maggiori piaghe sociali, le pagine dei giornali sono stracariche.

Il 31 marzo scorso sulle pagine di orizzonte scuola.it veniva pubblicata un’opinione espressa dallo psicologo Paolo Crepet in una intervista ai microfoni de “L’Italia s’è desta”. Il tema era l’istruzione scolastica. Questo è quanto ha dichiarato lo studioso: “Personalmente ho sempre avuto un certo timore all’idea che si aprissero questi sportelli di aiuto psicologico negli istituti scolastici, perché sono scettico sul fatto di considerare tutte le figure coinvolte in grado di evidenziare le reali problematiche che quotidianamente emergono. Considero questi numeri in percentuale dei “falsi positivi”, al primo momento di stanchezza il ragazzo cerca lo psicologo che gli certifichi di essere molto stressato”.

L’ipotesi che io mi farei da genitore – continua Crepet – è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico. Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio. A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi, viene promosso. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla”.

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